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Tutto parte dalla storia antica riguardo a quello che comunemente è conosciuto come il gesto della masticazione: il cibo, nel passato, aveva una consistenza più dura. Da questo la necessità di una serie di denti robusti adatti a quel tipo di alimenti. Oggi, invece, con la presenza sulle tavole italiane, e non solo, di cibarie sempre più cotte, sempre più morbide e poco necessitanti una masticazione violenta come quella che si richiedeva in passato, i denti denominati del giudizio non sembrano più essere necessari.

Il presidente della Società italiana di ortodontia, Claudio Chimenti, ha ipotizzato che i denti del giudizio, che come tutti sanno sono gli ultimi a spuntare e talvolta non si presentano nella dentatura adulta, proprio per la mancanza di una masticazione che si può definire violenta paragonandola a quella abituale di una persona moderna, andranno sparendo. Per un fatto evolutivo su cui nessuno può dare un termine esatto, ma su cui le stime di indirizzo portano a pensare a un traguardo del tipo di una dentatura a 28 denti anziché a 32.

Si può inoltre precisare, come ha fatto Chimenti in una dichiarazione al quindicinale del CNR “Almanacco della Scienza”, che in mancanza della masticazione, cioè il pane e l’allenamento per denti e gengive è assai probabile non solo una sparizione dei denti del giudizio, ma una loro trasformazione. Perché non si può mai dire quali possono essere le strade dell’evoluzione a cui anche il genere umano è soggetto.

Sottolinea in ultima istanza il presidente della Società italiana di ortodontia che i nuovi alimenti molli hanno aumentato i casi di malocclusione per i bambini proprio per il fatto di permettere in misura minore lo sviluppo osseo delle strutture della bocca.

Matteo Baudone