Per ora sembra essere tornata la normalità sui server Aruba. Il 29 aprile è divampato un incendio nella sede di Arezzo mandando offline milioni di siti web.
Da qui un enorme blackout in internet che ha sospeso il funzionamento di essi. In un comunicato ufficiale l’azienda ha dichiarato:
Arezzo, 29 aprile 2011
Stamane alle h. 04:30, un corto circuito avvenuto all’interno degli armadi batterie a servizio dei sistemi UPS della Server Farm aretina di Aruba ha causato un principio di incendio: è immediatamente entrato in funzione il sistema di rilevamento incendi che in sequenza spegne il condizionamento e attiva il sistema di estinzione.
Poiché il fumo sprigionato dalla combustione della plastica delle batterie ha invaso completamente i locali della struttura, il sistema ha interpretato la persistenza di fumo come una prosecuzione dell’incendio e ha tolto automaticamente l’energia elettrica.
Confermiamo che nessun danno è stato arrecato ai server e agli storage che ospitano i contenuti dei nostri clienti e alle persone presenti in azienda. Non si è verificata alcuna perdita di dati.
L’azienda ha prontamente risposto all’evento in collaborazione con i vigili del fuoco di Arezzo, che ringraziamo vivamente, ma e’ stato possibile accedere ai locali solo dopo due ore dall’estinzione dell’incendio a causa del fumo presente.
Solo a questo punto il nostro personale tecnico ha potuto attivare la prevista procedura di emergenza che ha consentito il ripristino in breve tempo dell’alimentazione di due delle tre sale server del data center: precisamente, alle h.10:30 la prima sala server è tornata attiva, la seconda è stata rimessa in funzione attorno a mezzogiorno.
Alle h.15:30 è stata ripristinata l’alimentazione completa dell’intera server farm.
Oltre cento persone hanno lavorato per ridurre al minimo il disservizio.
Allo stato attuale risultano da completare i lavori di sostituzione di tutte le batterie (oltre 1200) e di tutti gli UPS con sistemi di altra marca. Queste attività proseguiranno ininterrottamente per tutto il weekend.
I tecnici della società Eaton, fornitrice dei gruppi UPS, delle relative batterie e del servizio di manutenzione, stanno svolgendo le indagini necessarie ad individuare l’esatta causa del guasto.
Inoltre, nonostante sia consuetudine installare le batterie all’interno del data center, per evitare il ripetersi di quanto accaduto, da oggi le batterie del data center di Arezzo e di tutti gli altri data center del Gruppo Aruba saranno installate in appositi locali, esterni e separati dalla struttura principale.
I nostri clienti sono stati costantemente aggiornati sull’evoluzione della situazione attraverso il nostro sito di assistenza, la nostra pagina su Facebook e su Twitter.
Aruba ringrazia i fornitori e i dipendenti per la loro collaborazione ed il lavoro svolto oggi; ringrazia poi in particolare i clienti per la comprensione dimostrata e le numerose testimonianze di fiducia e supporto ricevute.
Aruba si scusa per il disagio arrecato.
I siti non avrebbero subito danni in quanto le fiamme non hanno coinvolto i server e gli storage che contengono tali contenuti. Aruba vuole anche sottolineare che ha costantemente tenuto aggiornati gli utenti attraverso i maggiori social network: Facebook e Twitter.
Ma c’è chi non la pensa così. Il blackout dei server, è durato circa 11 ore, alcuni siti ospitati dal provider sono tornati online soltanto a tarda notte. La paralisi ha coinvolto buona parte della rete italiana. Aruba vanta 1.650.000 domini registrati, 1.250.000 siti attivi in hosting, 5.000.000 di caselle email e 5.000 server.
Sono milioni gli utenti, che sono rimasti senza accesso ai propri siti per intera giornata, con conseguenti danni a chi usa la rete per la propria attività economica. Intanto sono diverse le associazioni dei consumatori che stanno pensando di dare avvio ad una class-action.
Il Codacons ha già informato, sin dal primo giorno, che i cittadini interessati all’avvio dell’azione legale collettiva possono fornire la preadesione sul blog ufficiale del presidente Carlo Rienzi.
Tra gli utenti c’è chi è favorevole alle azioni legali e chi difende Aruba, pertanto non si può stabilire ancora se la class-action ci sarà o meno.
Ma tutti sono concordi sul fatto che ci siano state delle carenze comunicative, da parte di Aruba, sebbene il comunicato sopra riportato abbia spiegato gli eventi del 29, nelle prime ore del blackout l’azienda ha dovuto ricorrere ad un account Twitter, creato estemporaneamente e in tutta fretta, per poter comunicare cosa stava accadendo, inoltre nessuna comunicazione personale risulta, ad oggi, giunta ai clienti, per spiegare il blackout.
Tra l’altro non c’è stata neppure una qualsivoglia di indennizzo, alcuni utenti dichiarano che sarebbe bastato un giorno in più di estensione del contratto, un risarcimento simbolico da parte dell’azienda, per farsi perdonare su quanto è accaduto.