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L’equipe dell’Università di Padova, coordinata dall’andrologo Carlo Foresta, responsabile del centro di crioconservazione dei gameti maschili, avrebbe iniettato lo spermatozoo di un uomo nell’ovocita di un criceto.

L’obiettivo sarebbe quello di studiare il ruolo della infezione del virus HPV nel seme maschile, rispetto alla capacità di fecondare l’ovocita.

Il racconto scientifico messo nero su bianco è stato consegnato il 10 settembre 2010, alla rivista online Posone e pubblicato il 7 marzo scorso con il titolo: “Mechanism of human Papilloma virus binding to human spermatozoa and fertilising ability of infected spermatozoa”.

La ricerca è stata poi presentata nel corso del XXV Congresso di Andrologia, organizzato ogni anno ad Abano Terme da Carlo Foresta e dal gruppo padovano.

Da qui è saltato agli occhi una questione di legalità: la legge che norma le tecniche di fecondazione medicalmente assistita vieta espressamente la fecondazione di un gamete umano con un gamete di specie diversa e la produzione di ibridi o di chimere (art 13 legge 40).

I colpevoli dell’illecito, qualora venisse confermato, rischierebbero sanzioni amministrative fino a 600 mila euro oltre alla interdizione perpetua dalla professione.

Un esposto anonimo avrebbe sollevato il caso e fatto intervenire l’Arma dei Carabinieri, ecco perché occorrerà ora capire, se e in quali termini, sia stato ottenuto per la ricerca il parere del comitato etico dell’Università di Padova ed in quale misura sia stata coinvolta anche l’Università di l’Aquila, dal momento che il lavoro porterebbe la firma, del professore Francavilla, andrologo ed universitario all’Università di l’Aquila e all’ospedale di Coppito.

Sembra però, che un tipo di test, questo dell’Hamster test (test sui criceti), sia utilizzato a livello internazionale. Nel test si analizza lo spermatozoo umano per vedere se riesce a superare la membrana dell’ovocita del criceto. In sostanza gli spermatozoi non arrivano a fertilizzare l’ovulo.

Il test serve per vedere se nello spermatozoo maschile è presente l’HPV, positività che causa alte percentuali di aborti anche nel caso di successo riproduttivo. Per ora continuano le indagini per verificare che tutto si sia svolto con i giusti permessi e nel rispetto delle leggi vigenti in campo riproduttivo.