Dai dati raccolti da un’indagine condotta dalla Cgil e dal Sunia sulla condizione abitativa dei giovani in Italia emerge che sono ben sette milioni quelli di età compresa tra i 18 e i 34 anni che vivono ancora con i genitori.
Ebbene, si tratterebbe di una scelta forzata dovuta a diverse cause: disoccupazione, precariato e caro-affitti che rendono sempre più difficile l’accesso alla casa, il cui costo è visto come il maggior ostacolo da affrontare per i giovani (46% dei casi).
Da un’analisi condotta dalla Cgil, il 40% di questi giovani ha più di 25 anni e solo uno su due ha un lavoro, tra l’altro anche precario, mentre il 60% di quelli fino a 35 anni percipiscono uno stipendio inferiore ai mille euro al mese.
Laura Mariani, responsabile delle Politiche Abitative della Cgil, sostiene che si tratti di una sorta di primato negativo per il nostro paese, “siamo l’economia avanzata nella quale la minoranza costituita dai giovani ha pagato il prezzo più alto della recessione e continua a farlo. Statisticamente le generazioni nate fra il 1974 e il 1994 hanno assorbito per intero il costo della crisi economica”.
Per la difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro, aggiunge Mariani, “va individuata una risposta sociale che crei le condizioni affinché le nuove generazioni possano intraprendere un percorso di realizzazione. Ad un lavoro con più garanzie devono affiancarsi più garanzie nel trovare una casa”.
Infine, conclude Mariani, “è indispensabile un ‘Patto per l’abitare’ che abbia come garanzia la costituzione di un’Agenzia per la casa in ogni Comune con uno specifico Osservatorio sui bisogni abitativi dei giovani”.