Dal primo gennaio coloro che vogliono fare ricorso per l’invalidità civile devono mettere in pratica le nuove regole in vigore.
Secondo quanto riportato sul Corriere della Sera “se un cittadino vuole opporsi a un verbale dell’Inps e contestare, per esempio, il mancato riconoscimento dell’invalidità o la revoca di una provvidenza, non può più fare direttamente causa, ma è obbligato a presentare un’istanza di Accertamento tecnico preventivo (Atp) e depositarla presso la cancelleria del Tribunale di residenza”, questo secondo l’art. 38 della legge n. 111/2011.
Lo scopo, è quello di ridurre i tempi nonché i contenziosi, evitando così cause legali.
Massimo Piccioni, responsabile del Coordinamento generale medico legale dell’Inps ha dunque spiegato: “Ogni anno riceviamo circa 150 mila ricorsi giudiziari di invalidità civile e pensionabile. Il problema è che il contenzioso giudiziario medico-legale INPS, soprattutto quello di invalidità civile, è concentrato per l’80% in alcune regioni centro-meridionali e per un terzo nella sola Campania. Con il tempo si è andato accumulando nei tribunali un arretrato di oltre 300 mila cause giudiziarie di tipo sanitario INPS. Oggi i cittadini devono attendere anche due anni per una sentenza di primo grado”.
Vediamo allora come funziona. Ebbene, il Giudice provvede a far eseguire subito la consulenza, nominando un medico iscritto all’albo dei periti del Tribunale, il quale dovrà esprimersi sulla sussistenza dei requisiti medico-legali dell’invalidità.
In parole povere, le sue conclusioni, qualora siano accettate dalle parti, verranno omologate con un decreto dal Giudice con effetto immediato di efficacia legale.
Qualora, invece una delle parti non dovesse accettare l’esito del perito, dovrà farsi carico di iniziare una causa giudiziaria che verrà espletata secondo il consueto iter procedurale.