Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto-legge che prevede il riordino delle province nonché, l’istituzione delle città metropolitane.
Il ministro Filippo Patroni Griffi, ha infatti annunciato, che dalle 86 provincie di Regioni a statuto ordinario si arriverà a 51, comprensive delle città metropolitane.
La Regione a perdere più Province è la Toscana, infatti ne perde 6, mentre a Basilicata, Molise e Umbria ne avranno soltanto 1, divenendo monoprovincia.
La Lombardia passa così da 12 a 7, la Calabria torna a 3, l’Emilia Romagna ne perde 4, il Piemonte 3. Tre province restano al Lazio, mentre due all’Abruzzo.
Il Veneto si vede passare Rovigo a Verona, mentre nelle Marche Ascoli va con Macerata e Fermo.
Tale riforma sarà attiva a partire dal 2014 e a novembre del prossimo anno si terranno le elezioni per decidere quali saranno i nuovi vertici.
Dal 1° gennaio del 2013, le giunte di tutte le province saranno soppresse e il presidente potrà delegare un insieme di funzioni a non più di 3 consiglieri provinciali.
Inoltre, viene sottolineato anche il divieto del cumulo degli emolumenti, garantendo così il dimezzamento dei costi ed un conseguente risparmio complessivo di circa 40 milioni di euro l’anno.
Resta però fermo il divieto di cumulo di emolumenti per tutte quelle cariche che riguardano gli organi comunali e provinciali, nonché l’abolizione degli assessorati.
Gli organi politici poi, dovranno avere come sede esclusivamente nelle città capoluogo.
Con questa mossa, si procederà poi con una nuova riorganizzazione degli uffici territoriali quali ad esempio: prefetture, questure, motorizzazione civile etc, con ulteriori risparmi.
Ecco allora la nuova mappa delle Province conseguente all’approvazione del decreto legge relativo al loro riordino:
– Piemonte: Torino, Cuneo, Asti-Alessandria, Novara-Verbano–Cusio-Ossola, Biella-Vercelli
– Liguria: Imperia-Savona, Genova, La Spezia
– Lombardia: Milano-Monza-Brianza, Brescia, Mantova-Cremona-Lodi, Varese-Como-Lecco, Sondrio, Bergamo, Pavia
– Veneto: Verona-Rovigo, Vicenza, Padova-Treviso, Belluno, Venezia
– Emilia Romagna: Piacenza-Parma; Reggio Emilia-Modena, Bologna, Ferrara, Ravenna-Forlì-Cesena-Rimini
– Toscana: Firenze-Pistoia-Prato, Arezzo, Siena-Grosseto, Massa Carrara-Lucca-Pisa-Livorno
– Marche: Ancona, Pesaro-Urbino, Macerata-Fermo-Ascoli Piceno
– Umbria: Perugia-Terni
– Lazio: Roma, Viterbo-Rieti, Latina-Frosinone
– Abruzzo: L’Aquila-Teramo, Pescara-Chieti
– Molise: Campobasso-Isernia
– Campania: Napoli, Caserta, Benevento-Avellino, Salerno
– Puglia: Bari, Foggia-Andria-Barletta-Trani, Taranto-Brindisi, Lecce
– Basilicata: Potenza-Matera
– Calabria: Cosenza, Crotone-Catanzaro-Vibo Valentia, Reggio Calabria.
Restano fuori le regioni a statuto speciale, per le quali il governo ha 6 mesi di tempo ancora per decidere.