Questa mattina, nella giornata in cui ricorre l’anniversario della strage di via dei Georgofili a Firenze, avvenuta il 27 maggio del 1993, altro messaggio di Cosa nostra alla politica, a oltre mille km di distanza partirà nell’aula bunker del carcere palermitano di Pagliarelli, davanti ai giudici della Corte d’Assise, il processo sulla trattativa tra Stato e mafia.
Sul banco degli imputati c’è lo Stato e Cosa nostra. Dieci sono gli imputati: i capimafia Totò Riina, Leoluca Bagarella, Antonino Cinà, l’ex senatore Marcello Dell’Utri, l’ex Presidente del Senato Nicola Mancino, gli ex vertici del Ros Antonio Subranni, Mario Mori e Giuseppe De Donno, il pentito di mafia Giovanni Brusca e il collaboratore Massimo Ciancimino.
Nicola Mancino, conversando con i giornalisti ha detto “Proprio io che ho combattuto la mafia, non posso stare insieme alla mafia in un processo. Chiederemo lo stralcio del processo. Che uno per falsa testimonianza debba stare in Corte d’Assise non lo accetto“.
Mancino è accusato di falsa testimonianza, e attraverso la sua difesa, chiederà alla Corte d’assise di Palermo di stralciare la sua posizione.