Il Tribunale di Bergamo ha condannato gli Ospedali Riuniti a risarcire una madre per la mancata informazione sulla patologia di cui è affetto il figlio, disponendo così un indennizzo di 400 mila euro.
Secondo i giudici, infatti, alla donna è stata negata la possibilità di poter scegliere se interrompere o meno la gravidanza, perché il bambino, è nato con spina bifida, ovvero una grave malformazione dovuta alla chiusura incompleta di una o più vertebre, a carico del midollo spinale, nonostante, ci sia la possibilità con un esame ecografico, durante la gravidanza, di rilevare tale patologia.
Ebbene, dall’analisi del cranio, è possibile scongiurare nel 99% dei casi il difetto genetico. Ma così non è stato. La donna infatti, non è stata informata sulla presenza della patologia che colpisce il sistema nervoso centrale, causando invalidità permanente, e sulle possibili conseguenze, e pertanto, non ha potuto scegliere, secondo quanto permesso dalla legge.
Il bambino affetto da disabilità ha problemi motori agli arti inferiori, deviazioni a carico della colonna vertebrale e disfunzioni dell’apparato urinario, con i quali è costretto a convivere per tutta la vita. .
La donna pertanto, ha fatto presente ai giudici che potendo scegliere molto probabilmente avrebbe preferito abortire.