La proposta fatta dalla Siae prevede un aumento dei compensi per copia privata che oggi sono incorporati nell’industria per tali importi: per gli smartphone da 0,9 a 5,2 euro; tablet da 1,9 a 5,2 euro; Smart tv (nuovo inserimento) 5 euro; computer con masterizzatore da 2,4 a 6 euro; computer senza masterizzatore da 1,9 a 6 euro; memorie trasferibili da 0,5 a 0,9 per Gigabyte; Hd-Dvd da 0,25 per Gigabyte alla soppressione; Dvd da 0,41 a 0,21 euro per Gigabyte; Blu Ray da 0,41 a 0,20 per 25 gigabyte.
Cifre che garantirebbero circa 128 milioni di aggravio del prelievo (il cui gettito oggi per copia privata si aggira sui 72 milioni di euro).
La Confindustria digitale propone, invece, la sospensione per un massimo di 12 mesi del procedimento di revisione del decreto Bondi del 2009, e l’attivazione di un tavolo tecnico che possa riesaminare la materia.
Perché, ricordiamoci che tutto gira intorno al contributo che produttori e importatori di dispositivi elettronici vogliono far pagare su pc, chiavette Usb, Mp3, tablet, smartphone, cellulari, Blu Ray cd, dvd e su smart tv connessi al Web, per indennizzo verso i titolari dei diritti di sfruttamento di opere musicali e video.
Il tutto era stato scritto dal decreto ministeriale Bondi del 30 dicembre 2009, al quale doveva seguire un aggiornamento triennale che non è ancora stato fatto.
Ora sarà necessario un nuovo decreto da parte del ministro della Cultura Franceschini. Il precedente ministro Massimo Bray, aveva disposto una consultazione con le parti, con termine entro il 31 gennaio per fornire le loro osservazioni, riservandosi di decidere poi sul possibile aumento o meno del compenso per la copia privata.
Ma in un secondo momento, si è pensato di disporre un’indagine da parte di Bray alla propria direzione generale (commissionata a un istituto demoscopico) sui comportamenti degli utenti, e dunque si è perso tempo e ad oggi non si è fatto più nulla.
La parola spetta ora al ministro Dario Franceschini che deve rispondere oggi ad un’interpellanza da parte di diversi deputati che sostengono che il compenso per copia privata non sia equo nella sua indiscriminata applicazione a chi non utilizza i telefonini e computer per ascoltare e memorizzare film e canzoni.
Considerazioni certamente giuste, anche perché in questo tempo di crisi sarebbe per tante famiglia un costo in più da sostenere.
Da parte sua Franceschini, sulla base delle richieste presentate dalla Siae, intende approvare il decreto con la massima urgenza senza attendere l’esito dell’indagine commissionata dal suo predecessore.