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Tuttoperlei.it ha intervistato Alberto Salerno, paroliere e produttore discografico di origini milanesi, entrato nella storia della musica leggera per i testi di molte delle canzoni più famose di tutti i tempi.

Per citarne alcune: ‘Io vagabondo‘, incisa dai Nomadi, ‘L’Isola di Wight‘, dai Dik Dik, ‘Bella da morire‘ da Homo Sapiens, ‘Donne‘ da Zucchero, ‘Terra promessa‘ da Eros Ramazzotti, ‘Stella del Nord‘ da Mango, e ‘Senza Pietà‘ da Anna Oxa.

Tra gli altri artisti, che con le loro voci, hanno reso famosi i testi del maestro Salerno, abbiamo: Alice, Adriano Pappalardo, Equipe 84, Loredana Bertè, Loretta Goggi, Bobby Solo, Marcella Bella, Cristiano De André, Yavanna, le Orme ecc.

Alberto Salerno si avvicina al mondo della musica all’età di 15 anni. Scrive i primi testi di canzoni e frequenta gli studi di registrazione. Figlio di Nicola Salerno in arte Nisa (autore di grandi successi: Torero, Tu vuó fa l’americano, Guaglione, Non ho l’età e Un ragazzo di strada) viene indirizzato dal padre verso quell’arte che diventerà per lui una vera e propria professione.

Quale sia stato il suo percorso artistico, ce lo facciamo raccontare dal diretto interessato, facendoci svelare curiosità e retroscena.

Maestro, lei ha lavorato con le più belle voci della musica italiana. Può rivelarci, come mai, in molti sui testi, ha usato lo pseudonimo ‘Manipoli’?

Sinceramente non lo so neppure io, si usava avere uno pseudonimo ai tempi in cui mi sono iscritto alla SIAE, cioè giovanissimo, in ogni caso manipoli l’ho usato pochissimo, e solo per le canzoni che non mi convincevano sul piano artistico.

Il suo primo successo, è arrivato all’età di diciotto anni come paroliere del brano ‘Avevo un cuore’, cantato da Mino Reitano. Che emozione ha provato? Ce la descrive?

Grandissima emozione, anche perché oltre al successo ho potuto guadagnare i miei primi soldi e, come si usava allora, contribuire alle spese di casa.

Il brano ‘Un uomo molte cose non le sa’, cantato da Nicola Di Bari nel ’71 alla Mostra Internazionale di Musica Leggera di Venezia, è anch’esso di grande successo. Ci parla di questa esperienza?

E’ una canzone alla quale sono molto affezionato, anche perché la musica è del bravissimo maestro Isola, che ora non c’è più. In realtà aveva già fatto un testo Mogol, ma a Isola non piaceva, non ne era convinto. Così si è rivolto a me, ma senza dirmi che c’era già un testo..Forse per non condizionarmi. Così ho scritto ‘Un uomo molte cose’, non lo so seguendo solo il mio istinto, e poi è andata come è andata.

Per i Nomadi lei ha scritto il brano ‘Io Vagabondo’, canzone che ha conquistato molte generazioni e i brani ‘Quanti anni ho?’, ‘Tutto a posto’ e ‘Senza discutere’. Può dirci cosa le resta di questa collaborazione?

Una grande amicizia con Beppe Carletti, grazie al quale i Nomadi sono ancora nel cuore di tanta gente. Ogni tanto ci sentiamo e ci vediamo, ed è sempre un piacere.

Ci parla anche, delle sue collaborazioni artistiche con Ramazzotti e Zucchero, due grandi nomi della musica nazionale ed internazionale?

Due collaborazioni importanti, per motivi diversi. Con Eros, per questioni che non mi riguardavano personalmente, è finita subito dopo l’uscita di ‘Terra Promessa’ per poi riprendere tantissimi anni dopo con una canzone scritta per Morandi e un’altra per lui. Con Zucchero invece, la collaborazione è durata di più, abbiamo scritto parecchie cose a quattro mani, ma sono riconoscente ad entrambi.

Maestro, i suoi testi hanno vinto diversi Festival di Sanremo: ‘Bella da Morire’, degli Homo Sapiens, ‘Terra Promessa’ di Ramazzotti, ‘Senza Pietà‘, della Oxa, ‘Per dire di no’ di Alexia. Cosa rappresentano per lei queste vittorie?

Vincere Sanremo, il Sanremo dei bei tempi, era una grande soddisfazione, anche perché il festival era atteso come un vero evento, oggi offuscato dai troppi talents.
Le vittorie rimangono sempre, come le sconfitte, e a Sanremo ho subito anche quelle. Ma questa è la vita
.

Ha collaborato con il maestro Ennio Morricone per il quale ha scritto due canzoni contenute nel film ‘Aida degli alberi’ cantate da Filippa Giordano. Ci racconta cosa ha rappresentato per lei questa collaborazione ed esperienza cinematografica?

Avere due canzoni col il grande Maestro Morricone, Maestro con la M maiuscola, mi fa sentire molto fiero, anche se in realtà il film non ebbe il successo sperato.

Come produttore ha realizzato i primi due dischi di Alberto Fortis, i cui brani ‘Milano e Vincenzo’, ‘A Voi Romani’, ‘La Sedia di Lillà’ hanno scalato in poco tempo le classifiche italiane.
Maestro, come è nata in lei la voglia di dedicarsi alla produzione discografica?

Più che una voglia è stata una necessità. In quel periodo i cantautori nascevano come funghi e il lavoro di autore era pressoché scomparso. Quando ho trovato Fortis mi ha entusiasmato il suo repertorio, e ho cominciato la mia avventura di produttore imparando poi sul campo, un lavoro totalmente diverso.

Oggi continua il suo lavoro come autore, e collabora al tempo stesso con sua moglie Mara Maionchi alla costante ricerca di nuovi talenti. Tant’è che anni fa insieme a lei, ha scoperto e prodotto i primi tre album di Tiziano Ferro. Di recente, ha dato vita all’associazione culturale ‘MuoviLaMusica‘ con altri professionisti ed alcuni musicisti.
Ci parla di quest’ultimo progetto, e quali caratteristiche deve avere, secondo lei, un giovane emergente o una band?

E’ un progetto per me importantissimo, al quale sto dedicando quasi tutto il mio tempo, perché dopo aver ricevuto tanto dalla musica ho creduto fosse arrivato il momento di restituire parte del mio “know how” ai giovani che fanno musica e non trovano spazi adeguati. ‘Muovi la Musica’ è un ideale, ha dei valori in sé in cui bisogna credere senza badare al proprio orticello, ma solo all’interesse di tutti. Per quanto riguarda la seconda domanda, l’unica cosa che molto semplicisticamente posso dire è che un giovane emergente o una band, devono essere bravi ovvero, avere quel quid in più che li distingue e li rende originali.

Un’ultima domanda…Cosa pensa del panorama musicale di oggi?

Mi mette molta preoccupazione, la pirateria dilaga, non sono affatto compiaciuto della scarsa qualità della musica italiana. A parte qualche giovane interessante che si sta facendo largo a fatica per farsi conoscere, il resto è una noia mortale.

Ringrazio il maestro Alberto Salerno, a nome mio e della redazione, per la disponibilità dimostrata nel concedermi questa intervista.