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Si alza un caldo applauso da Piazza San Pietro e Via della Conciliazione alle 10 e 15 minuti, quando Papa Francesco pronuncia queste parole: “Sanctos esse decernimus et definimus, ac sanctorum Catalogo ascribimus“, con le quali riconosce la santità di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, scrivendoli nel registro dei santi della Chiesa cattolica.

Due papi molto diversi: il nunzio apostolico si fidava di Mussolini, ma non di Hitler e salvando migliaia di ebrei, e il vescovo di Cracovia che patì sulla propria pelle i crimini del comunismo contribuendo a farlo cadere. Il papa che dette inizio alla modernizzazione della Chiesa e quello che tirò invece il freno in nome della tradizione.

Il «papa buono» che conquistò il cuore della gente e che per diventare santo non ha avuto bisogno di compiere miracoli e il «papa polacco» che percorse lunghi viaggi, il diplomatico uomo d’azione, che rivelò come le due encicliche («Mater et magistra» e «Pacem in terris») le avessero scritte altri, e lo studioso di alto livello universitario che ha iniziato già in vita a fare miracoli.

Francesco li fa’ santi davanti a circa un milione di persone. Un rito certamente da ricordare, con due papi viventi a concelebrare il rito di canonizzazione e due papi del Novecento che vengono canonizzati nella stessa giornata.

Sotto due bellissimi arazzi raffiguranti i santi, appesi sulla basilica di San Pietro viene celebrata la Santa Messa, iniziata dopo l’arrivo delle delegazioni ufficiali e del presidente Giorgio Napolitano con la signora Clio.

Un corteo di cardinali, vanno a salutare Benedetto XVI che visibilmente emozionato, anche al saluto di Papa Francesco che lo abbraccia, si accomoda tra i celebranti.

Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le cause dei santi, legge le tre petizioni che chiedono la canonizzazione dei due papi. Papa Francesco in latino, con la formula di canonizzazione riceve i due reliquiari dei santi: uno contenente un frammento di pelle di Giovanni XXIII e l’altro una ampolla con il sangue di Giovanni Paolo II.

Alla canonizzazione partecipa Floribeth, la donna del Costa Rica la cui guarigione è stata ritenuta come miracolosa e dunque valida ai fini della canonizzare di Wojtyla. Alle preghiere dei fedeli, partecipa Marie Simone Pierre, la suora francese guarita dal Parkinson, sempre da Giovanni Paolo II.

La cerimonia prosegue con le letture bibliche e le preghiere nelle varie lingue del mondo. Poi la consacrazione, la comunione e l’abbraccio di pace.

Durante l’omelia papa Francesco si sofferma a lungo sui due nuovi santi e papi del Concilio, capaci di soffrire proprio con l’uomo contemporaneo, di affrontare le tragedie del periodo in cui hanno vissuto, con grande fede, coraggio e serenità, testimoniando con la loro vita un Dio di misericordia.

Francesco definisce Roncalli il “Papa della docilità allo Spirito”, una “guida-guidata”, e Wojtyla il “Papa della famiglia”, affidando ai nuovi santi i prossimi sinodi sulla famiglia, in calendario per il 2014 e il 2015.

Francesco celebra il Regina Celi, saluta le delegazioni, e sale a bordo della Papamobile attraversando la folla che lo attende gioiosa, sino ad arrivare in Via della Conciliazione.