Spread the love

Il 30 aprile scorso, è arrivato in tutte le librerie il nuovo libro “Finché legge non ci separi” (Giunti Editore – 128 pagine – 9,50 euro, anche in versione ebook), della psicoterapeuta e scrittrice Masal Pas Bagdadi.

Finché legge non ci separi” è una interessante guida in cui l’autrice spiega come affrontare con intelligenza lo tsunami della separazione coniugale.

Nata a Damasco nel 1938, Masal Pas Bagdadi a soli cinque anni fugge dalla Siria a causa delle persecuzioni antisemite, ed entra illegalmente in Palestina. Dopo una dolorosa separazione dalla madre e dalla sorella, trascorre gli anni dell’infanzia e poi dell’adolescenza, in un kibbutz. Una volta diventata adulta, Masal Pas Bagdadi si trasferisce in Italia. Psicoterapeuta e scrittrice, ha pubblicato con Franco Angeli diversi saggi psicopedagogici per genitori ed educatori. Dal libro Chi sono io? (2006) sono nati infatti, una mostra, un programma televisivo sulle forme di disegno infantile ed un’ associazione Onlus, di cui Masal è presidente.

Masal Pas Bagdadi sempre per Giunti, ha scritto alcuni anni fa, il Dizionario affettivo adulto/bambino bambino/adulto (2011), mentre per Bompiani un’autobiografia dal titolo ‘A piedi scalzi nel kibbutz‘ (2003) e ‘Mamma Miriam‘ (2013).

Tuttoperlei ha intervistato la Dottoressa Masal Pas Bagdadi:

Dottoressa, quali sono, secondo lei, le principali problematiche che spingono molte coppie a separarsi? E quali quelle a rischio?

La nascita dei figli è sicuramente uno dei fattori che mette in crisi il rapporto dei coniugi; l’intimità della coppia e la sessualità possono essere in pericolo.
Spesso i mariti si lamentano che le mogli li trascurino, mentre le mogli si lamentano che i mariti non collaborino alla cura dei figli, che non si rendano conto delle loro fatiche. Sicuramente da quando nascono i figli, niente è come prima, e questo mette a dura prova tutte le coppie. Questo può aggravare la fragilità già esistente di una coppia, e portare alla rottura definitiva, finanche alla separazione.
Le coppie “a rischio” sono un po’ tutte al giorno d’oggi, visto che le separazioni sono aumentate. È una generazione un po’ fragile che fa fatica a prendersi in carico le responsabilità e le problematiche naturali dell’esistenza. Le coppie spesso basano la loro relazione su aspetti superficiali, come il sesso, il denaro, l’apparenza, l’amore irresponsabile.
Le coppie maggiormente a rischio sono quelle che hanno problemi con le dipendenze; come alcool, droga, gioco d’azzardo, internet, sesso, o dipendenze di tipo psicologico che sono più sottili e subdole, ma non meno gravi.

Secondo lei, due coniugi che non vanno d’accordo, se si rivolgono subito ad uno psicoterapeuta, con che probabilità possono riuscire a salvare il loro rapporto, o almeno a giungere ad una separazione ‘civile’ per il bene proprio e dei figli?

Sicuramente chi si rivolge ad uno psicologo prima di separarsi è più consapevole delle difficoltà, è disposto a mettersi in discussione e tiene alla coppia e alla famiglia.
Questo passo è già un ottimo segno per avviare una terapia con un psicologo. È utile per chiarire i disagi della coppia e per riattivare la comunicazione interrotta. In certi casi negli incontri con lo psicologo si può anche scoprire che non c’è più niente da condividere tra moglie e marito, e quindi è meglio per tutti separarsi in modo civile e meno distruttivo cosa resa possibile grazie alla nuova legge sul divorzio breve, con una separazione consensuale con gli avvocati.
Il divorzio breve, inoltre, introduce una pratica meno costosa, più semplice, meno coinvolgente emotivamente, con ripercussioni positive anche sulla psicologia dei figli.

Può raccontarci, come i figli di separati, secondo la sua esperienza, reagiscono, soprattutto se piccoli, al trauma dellaseparazione, al conseguente cambiamento familiare, e all’assenza di uno dei genitori?

Tutti i bambini, grandi e piccoli senza nessuna distinzione, soffrono quando i genitori non vanno d’accordo e soprattutto quando si separano. La separazione cambia la vita di tutti i giorni; due case diverse, la presenza di un solo genitore, e tanti altri risvolti pratici con la scuola, amici e parenti. In poche parole la separazione dei genitori complica ogni situazione e turba la stabilità dei bambini.
È nella configurazione famigliare che si forma la loro personalità e dunque, il rischio è che i figli diventino un po’ come pacchi postali, sballottati da una casa all’altra; per questo motivo è anche facile che regrediscano.
Detto ciò, io sono a favore del divorzio, anzi, in taluni casi è necessario. Però non mi stancherò di ripetere che i bambini, pur avendo una forza incredibile di adattarsi alle situazioni nuove, non accettano mai la separazione a livello psichico. Nell’immaginario del bambino rimane sempre il desiderio di avere una famiglia unita, a tutte le età. Bisogna poi smettere di “dividere” i figli in eguale misura tra padre e madre, perché questo turba fortemente i loro ritmi quotidiani.

Dottoressa, può dirci, quando i figli vengono sostituiti al partner, e perché?

I bambini che sostituiscono il genitore assente è perché i genitori stessi sono i primi ad appoggiarsi ai figli. E i figli, che vedono il genitore soffrire piangendo disperato per l’abbandono del coniuge, sono obbligati a crescere più in fretta. Agli occhi dei bambini il genitore “debole” perde la capacità di occuparsene di lui, e questo fa scattare nel bambino l’istinto protettivo nei suoi confronti. Ci sono genitori che giocano su questo aspetto, permettendo al figlio di occupare il ruolo del genitore assente, e questo li può danneggiare.

Quali, secondo lei, sono invece le strade che un genitore, o entrambi, devono seguire, per aiutare i figli, soprattutto se minori, a superare questo cambiamento familiare?

Per prima cosa, bisogna accettare che la separazione comporti un malessere nei figli, e non negare la loro sofferenza. Un genitore responsabile deve riuscire a parlare col figlio dei problemi che sta vivendo a causa della separazione; sicuramente questo è doloroso ma va fatto. Spesso i genitori non tollerano il dolore del bambino perché li fa sentire in colpa, ma questo è un loro grande errore.
Il cambiamento della vita famigliare nella separazione richiede molto tempo affinché i bambini riescano a reagire allo tsunami della loro vita e rimarginare le ferite.. Entrambi i genitori devono cercare di non fomentare il conflitto, per esempio, accettando che qualche volta il bambino non abbia voglia di andare dall’altro genitore. E non fissarsi sul giorno e l’ora che ha stabilito il tribunale. Non bisogna mai colpevolizzare il bambino se per un certo tempo sceglie di stare dall’altro genitore. Il rapporto si può recuperare anche in un secondo momento, questo è quello che io chiamo l’amore genitoriale.

Dottoressa, troppe volte, le coppie che si separano, manifestano rabbie incontrollate, dando libero sfogo a vecchi rancori. Arrivano a farsi battaglie legali per lunghi anni, richieste assurde, contendersi i figli, usandoli come arma. Secondo lei, perché accade questo, e come evitarlo, per il proprio bene e quello della prole?

Evitarlo è sperabile, il problema è che quando due persone fanno una battaglia legale saltano fuori tutti gli scheletri dall’armadio e la rabbia esplode. Si scagliano sul coniuge anche rancori che non lo riguardano. I figli spesso entrano in gioco tra la coppia per vendetta, e la contesa dei figli tra i due coniugi spesso non è per amore, ma per altri motivi. Penso che gli avvocati debbano far di tutto per evitare le rivendicazioni attraverso i figli, perché questo nuoce molto all’equilibrio psicologico di tutti.

Nel suo libro, grazie alle esperienze raccolte in tutti questi anni di lavoro, descrive con semplicità i comportamenti “tipici” delle persone coinvolte nel conflitto, affrontando tutte le difficoltà che riguardano la separazione coniugale; partendo dai possibili motivi di rottura, passando per la divisione dei genitori, sino ad arrivare all’affidamento e al mantenimento del coniuge e dei figli, prospettando così le possibili diverse angolazioni. Ci descrive qualche caso?

Ci sono molte similitudini in diverse tipologie di persone e nel libro ho rilevato vari tipi di strutture nelle relazioni di coppia per facilitare il lettore a riconoscersi anche se, nella realtà, i vari tratti si sovrappongono.

Cosa ne pensa, invece, del ‘divorzio breve’? Cambierà, secondo lei, qualcosa rispetto a prima?

Penso che sia molto positivo, spero molto che le cose cambino, anche se in Italia i cambiamenti sono sempre un punto di domanda. Tre anni per un divorzio era troppo colpevolizzante e dopo tre anni di conflitto nessuno ne esce veramente vincitore, nemmeno il coniuge che vince la battaglia legale. Sicuramente però non cambieranno le battaglie legali, e in questo senso mi auguro che gli avvocati capiscano che per il benessere delle persone non devono esacerbare il conflitto. Non devono temere di perdere guadagni perché, purtroppo, i divorzi sono sempre più frequenti.

Un’ultima domanda..Ci parla dell’Associazione Onlus, di cui è presidente e con cui promuove iniziative per la creatività dell’infanzia?

La mia associazione si chiama ‘CHI SONO IO’ e si occupa di promuovere attività che aiutano i adulti a capire meglio l’infanzia.
La mostra omonima ‘Chi sono io?’ riguarda la ricerca dell’identità attraverso il disegno nei bambini da 2 a 13 anni. Nei disegni dei bambini si scopre cosa pensano e come si sentono. La mostra è stata esposta con successo a Roma e a Milano e piace sia ai grandi che ai piccoli. Il mio lavoro attraverso l’associazione mira a tramandare tutto quello che ho imparato in più di cinquant’anni di esperienza sui bambini adolescenti e adulti. I miei libri sono per tutti, e non solo per i specialisti. Vorrei che gli adulti fossero curiosi di scoprire cosa c’è dietro al mondo dell’infanzia, vi assicuro che un mondo straordinario è ancora non ben conosciuto. La mostra è disponibile per essere esposta anche in altre città in Italia e all’estero. Per maggiori info: www.masalpasbagdadi.com