L’ex nunzio apostolico monsignor Jozef Wesolowski si è visto arrivare, ieri pomeriggio, i gendarmi a casa, e la notifica del provvedimento di arresto. Un pezzo di carta con tanti timbri e la firma di Papa Francesco.
Wesolowski dovrà scontare, inizialmente gli arresti domiciliari nel palazzo dei Penitenzieri dove vive, in un modesto appartamentino che la Segreteria di Stato gli ha concesso qualche mese fa, per evitare che andasse a stare in qualche albergo romano, magari anche di lusso.
L’uomo dovrà pagare per una sfilza di crimini commessi. Il Papa lo aveva detto, pugno duro contro i preti pedofili, che hanno tradito il sacro vincolo del sacerdozio e gettato fango sulla Chiesa, ed è stato di parola.
“Chi abusa di un bambino si merita di essere gettato in mare con una macina da mulino appesa al collo“, queste erano state le parole del Pontefice, e ha fatto di tutto, e sta facendo tanto, per tanto per scovare e processare i preti pedofili, affinché possano pagare per le loro colpe.
Il dossier sul prelato, giaceva su qualche tavolo importante nel palazzo apostolico in attesa che il pontefice esaminasse il caso.
E così è stato. Papa Francesco si è rimboccato le maniche e ha deciso sul da farsi.
Jozef Wesolowski è il primo esponente della diplomazia vaticana ad essere espulso dal rango di nunzio apostolico per indegnità.
Il primo arcivescovo al quale vengono dati gli arresti domiciliari, il primo cittadino polacco che, molto probabilmente, verrà giudicato nel suo Paese di origine.
Le prove dei suoi crimini, sono arrivati dalla Repubblica Dominicana, dove il prelato ha svolto il suo ultimo mandato. Prove che testimoniano adescamenti e abusi sessuali ai danni di minori.
Un vero e proprio dossier nelle mani della polizia domenicana che sembra voler chiedere la sua estradizione.
Il portavoce del Santa Sede, padre Lombardi, ha confermato che il Promotore di Giustizia del Tribunale di prima istanza aveva convocato l’ex nunzio, a carico del quale era stata avviata un’indagine penale per gravi fatti di abuso ai danni dei minori. Precisando che in Vaticano sottolineano la gravità degli addebiti inducendo gli inquirenti a disporre un provvedimento restrittivo «che, alla luce della situazione sanitaria dell’imputato, comprovata dalla documentazione medica, consiste negli arresti domiciliari, con le correlate limitazioni, in locali all’interno dello Stato vaticano».
Il Papa ovviamente ha seguito, ed approvato ogni fase della vicenda. Il nunzio potrebbe ora essere processato da ben 3 tribunali: quello vaticano, domenicano, e quello polacco, e in base ad accordi internazionali perseguiti i reati di abuso compiuti all’estero dei suoi cittadini.