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Siamo in piena notte, a Palazzo Madama, quando il governo riesce ad incassare la fiducia con 165 sì contro 111 no sulla legge delega del Jobs Act.

Due gli astenuti. I senatori presenti sono 279, i votanti 278. La maggioranza è a 140. Giornata in Senato caratterizzata da numerosi scontri.

La senatrice M5S osserva che “agli italiani sono rimaste solo le mutande: se gli interessa l’articolo, Renzi gli si prenderà pure quelle” e riferendosi ancora a lui dice: “E’ arrivato questo ragazzotto, co’ la manina in tasca, a pijacce in giro”.

Così inizia una bagarre dopo l’intervento del ministro Poletti che tra le altre cose assicura: “l’articolo 18 non è l’alfa è l’omega della riforma del lavoro”, ma dai banchi dei grillini scoppia la rivolta.

Gli gridano “Andate a casa” ed altre frasi di contestazione. Poi il capogruppo dell’M5S, Vito Petrocelli, agita un foglio bianco. Simbolo, della delega in bianco che il governo intende farsi dare dalla camera alta con un voto di fiducia che sa di colpo di mano.

Piero Grasso lo fa uscire dall’Aula. Lui non se ne va, gli fanno attorno e la seduta, nella più classica delle soluzioni, viene sospesa.

La rivolta continua con il lancio di fogli contro il presidente del Senato. Gesto dal quale si dissociano i cinque stelle.

Interpellato circa le contestazioni in Senato, il premier Renzi risponde: “Possono contestarci ma la verità vera è che noi questo Paese lo cambiamo”. E ancora, a margine dell’incontro con la nazionale femminile di pallavolo a Milano, ha aggiunto: “Al Senato porteremo a casa il risultato oggi, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi: non molliamo di un centimetro e con tenacia raggiungeremo l’obiettivo”.

Mentre il ministro Poletti sottolinea: “vogliamo semplicità e certezza“, sottolineando anche che l’incertezza è “veleno che uccide gli investimenti”. E continuando aggiunge: ‘E’ indispensabile, che il Paese sia “amico delle imprese”, perché il “lavoro non si costruisce con decreti e leggi ma con la crescita, e la crescita si fa con le imprese che investono.