ha aperto l’udienza alla plenaria del dicastero della cultura con queste parole “sono convinto dell’urgenza di offrire spazi alle donne nella vita della chiesa e di accoglierle, tenendo conto delle specifiche e mutate sensibilità culturali e sociali”.
E continuando ha sottolineato che “è auspicabile, pertanto, una presenza femminile più capillare ed incisiva nelle comunità, così che possiamo vedere molte donne coinvolte nelle responsabilità pastorali, nell’accompagnamento di persone, famiglie e gruppi, così come nella riflessione teologica“, perché non si può “dimenticare il ruolo insostituibile della donna nella famiglia. Le doti di delicatezza, peculiare sensibilità e tenerezza, di cui è ricco l’animo femminile, rappresentano non solo una genuina forza per la vita delle famiglie, per l’irradiazione di un clima di serenità e di armonia, ma anche una realtà senza la quale la vocazione umana sarebbe irrealizzabile”.
Il messaggio del pontefice, che ha condannato anche schiavitù e mercificazione del corpo delle donne deturpato dai compagni di vita, si è poi concluso con una battuta che ha riassunto tutto il senso del suo discorso: “la chiesa è donna: è ‘la’ chiesa, non ‘il’ chiesa”.