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Dopo la visita tenuta questa mattina presto, al santuario di Pompei dove è arrivato intorno alle 8.00 portando in dono un rosario alla Vergine Maria, e dove si è fermato a salutare i fedeli e a pregare con loro, rivolgendo anche una preghiera personale al fondatore Bartolo Longo, Papa Bergoglio è arrivato a Napoli nel quartiere Scampia.

In piazza Giovanni Paolo II, ha iniziato il primo dei sei appuntamenti della giornata, partendo appunto dalla periferia, dagli ultimi, emarginati.

Nella piazza, dove Papa Wojtyla si recò il 10 novembre 1990, il sindaco de Magistris gli ha consegnato le chiavi della città e una pergamena commemorativa. Il Papa, seduto in mezzo ai bambini, ha toccato molti temi, rispondendo a diverse domande poste dai fedeli.

Ha parlato di corruzione ‘sottolineando che è brutta e che puzza’, e di lavoro. Chi toglie la dignità alle persone, il pane, è un corrotto. Non è un buon cristiano”, raccontando la storia di una ragazza costretta a lavorare per 600 euro, 11 ore al giorno senza contributi e diritti, perché il lavoro scarseggia e in tanti farebbero a gare per avere il suo. Cosa che non è assolutamente giusta, nella società di oggi.

Vivere a Napoli è sempre stato difficile ma mai triste’ sottolineando le grandi risorse di questa terra.

Poi arrivato in piazza del Plebiscito, nel cuore di Napoli, alle 11.00, ha celebrato la Santa Messa, e durante l’omelia Francesco ha detto: «Cari napoletani, largo alla speranza, e non lasciatevi rubare la speranza! Non cedete alle lusinghe di facili guadagni o di redditi disonesti. Reagite con fermezza alle organizzazioni che sfruttano e corrompono i giovani, i poveri e i deboli, con il cinico commercio della droga e altri crimini». “Non lasciate che la vostra gioventù sia sfruttata da questa gente».

E rivolgendosi ai criminali e ai corrotti ha chiesto loro: «La corruzione e la delinquenza non sfigurino il volto di questa bella città! Ai criminali e a tutti i loro complici Io umilmente oggi, come un fratello, ripeto: convertitevi all’amore e alla giustizia!», e proseguendo: «Lasciatevi trovare dalla misericordia di Dio! Con la grazia di Dio, che perdona tutto, è possibile ritornare a una vita onesta», «Ve lo chiedono anche le lacrime delle madri di Napoli, mescolate con quelle di Maria, la Madre celeste invocata a Piedigrotta e in tante chiese di Napoli. Queste lacrime sciolgano la durezza dei cuori e riconducano tutti sulla via del bene».

Grande commozione da parte dei 60.000 arrivati in piazza per il pontefice.
Il cardinale Crescienzo Sepe rivolgendosi al Santo Padre: “Grazie per aver celebrato con Napoli e per Napoli. Abbiamo spezzato insieme con lei il pane dell’eucarestia. E’ qui, accompagnato dal calore e dall’entusiasmo. Ha attraversato quartieri difficili come Scampia, nella speranza della via della Salvezza che ci indica. A Napoli con particolare gioia è stato accolto il suo annunzio sull’anno santo della misericordia. La misericordia è l’anima più vera di Napoli, purtroppo qui il male è difficile da estirpare. Lei è venuto a visitarci perché Napoli sappia guardare oltre. Il nucleo della morale cristiana non consiste nel non cadere mai, ma nel rialzarsi sempre. Nessuno potrà mai spezzare le ali della speranza di Napoli. Né il terremoto dell’80, né il criminale affarismo seminando morte nei luoghi che sono semi di vita. La Chiesa è uscita per le strade, per le piazze. C’è la sofferenza dei tanti, per la mancanza di lavoro. Padre santo, questa terra è bella ed è terra di santi. Una schiera lunga che vede rappresentata qui a Piazza del Plebiscito; hanno indicato e fatto crescere la via della misericordia nei secoli. Napoli ha il naso fino, come l’Argentina. Sa odorare chi le vuole bene e chi le volta le spalle. Lei, Padre santo, ha il naso fino: si accorge quanta sincerità e quanto amore ha il nostro popolo. Lei, santità, ha il cuore napoletano. Non se lo faccia rubare”.

Il Papa ha sorriso e abbracciato calorosamente il cardinale. Terminata la celebrazione eucaristica, il Santo Padre ha salutato i molti disabili, e salito sulla papamobile si è diretto lungo le transenne in un bagno di folla, per dirigersi al carcere di Poggioreale, dove incontrerà 300 detenuti e pranzerà con una delegazione di 100 di loro, i più fortunati. Tra loro anche malati di Hiv e transessuale. Il menu prevede pasta al forno, carne patate e broccoli, e come dolce sfogliatelle e babà, tipici dolci locali.

Dopo l’incontro con il clero e la venerazione delle reliquie di San Gennaro, alle 15.00 il Papa sarà nel Duomo e alle 16.15, a porte chiuse, nella chiesa del Gesù Nuovo nell’omonima piazza del centro storico, per incontrare malati e disabili e pregare sulla tomba di San Giuseppe Moscati, il medico che nella Napoli di un secolo fa curava i più poveri.

L’ultimo appuntamento per lui, alle 17.00, sul lungomare Caracciolo dove ad attenderlo ci saranno moltissimi giovani.

Il Papa sarà poi salutato dal sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, il presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro e il cardinale Crescenzio
Sepe coloro che lo hanno accolto in mattinata, e a bordo dell’elicottero farà ritorno in vaticano.