Terme, centri benessere e trattamenti estetici, abbonamenti a tv a pagamento, assegni al coniuge, rette ad asili nido, risparmi destinati a fondi di investimento, e molto altro ancora, sotto la lente del Fisco e del nuovo redditometro, il cui decreto è stato pubblicato un paio di giorni fa in Gazzetta Ufficiale.
Al fine di combattere con questo nuovo strumento di controllo, l’evasione fiscale, andando ad incrociare, molti più dati tra reddito dichiarato e spese sostenute, per individuare possibili discrepanze ai fini dell’effettivo tenore di vita.
Accertamenti che scatterebbero in presenza di scostamenti del 20% fra reddito dichiarato e spese sostenute, con la possibilità per il contribuente di potersi difendere, anche in contradditorio.
Una nuova versione che elimina le «spese medie dell’Istat».
Che riguarda principalmente «la determinazione sintetica del reddito complessivo delle persone fisiche», per la quale «l’ammontare risultante dalle informazioni presenti in anagrafe tributaria si considera prevalente a quello calcolato induttivamente».
Sotto esame, i redditi a partire dal 2011 (in precedenza si parlava di redditi dal 2009) e oltre 100 voci di spesa che vanno a ricalcare quelle della precedente versione del redditometro, divise in due grandi macro-aree: consumi ed investimenti.
La prima comprendente acquisti alimentari, abitazione (mutuo, affitto, condominio, i compensi all’agente immobiliare), combustibili, arredo, sanità e trasporti, con un dettaglio che scende fino al costo al metro per le riparazioni dei veicoli a motore o a vela.
Una secondo macro – area comprendente invece istruzione, tempo libero, cura degli animali d’affezione.