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raid russi

La Russia ha dato il via campagna anti-Isis in Siria. I caccia bombardieri hanno già eseguito il primo bombardamento sulla zona di Homs. Secondo il ministero della Difesa hanno già colpito 8 bersagli dello stato islamico e nessuna area o infrastruttura civile è stata colpita, ma i bilanci degli oppositori del presidente siriano Bashar Al Assad dicono tutt’altro.

“I raid hanno già ucciso 36 civili – annuncia il presidente della Coalizione Nazionale Siriana, Khaled Khoja, a margine dell’Assemblea Generale Onu – la Russia non ha intenzione di combattere l’Isis, ma di prolungare la vita ad Assad”.

I bombardamenti avrebbero colpito anche l’Esercito siriano libero (che si oppone alle forze fedeli al regime di Assad) nella provincia nordoccidentale di Hama.

E questo non andrebbe giù agli Stati Uniti d’America che precisano di essere stati informati da Mosca soltanto un’ora prima degli attacchi.

Washington avrebbe inasprito i toni. “Mosca deve fermare la sua aggressione in Siria”, avrebbe detto il segretario alla Difesa americano, Ash Carter, secondo il quale “la Russia sta gettando veramente benzina sul fuoco, perché “Non si possono combattere i terroristi e sostenere Assad”.

I raid russi molto “probabilmente” sarebbero stati lanciati in zone dove non c’è la presenza dell’Isis. Anche la Nato ha espresso “preoccupazione per queste notizie secondo le quali i raid della Russia in Siria non abbiano come obiettivo l’Isis”, ha detto il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg.

In particolare, la preoccupazione riguarderebbe la mancanza di coordinamento tra Mosca e la coalizione internazionale a guida Usa.

Pronta la risposta del Cremlino “L’aviazione russa in Siria sta fornendo sostegno alle forze armate siriane, che stanno combattendo contro l’Isis e altri gruppi terroristici ed estremisti”, ha dichiarato Dmitri Peskov.

La Russia ha precisato ancora è “l’unico Paese” a intervenire militarmente in Siria contro l’Isis “nel rispetto del diritto internazionale“, perché la decisione di avviare i raid arriva in seguito alla richiesta di “assistenza militare” ricevuta dal presidente siriano Assad. Circostanza confermata anche da Damasco.