Sono soprattutto le liste di attesa la maglia nera del servizio sanitario nazionale.
Per le ecografie ad esempio, si parla di nove mesi di attesa. Tempi biblici per esami come risonanze magnetiche e TAC. Si parla infatti di 13 mesi.
Tempi lunghi anche in oncologica dove si registra un discreto aumento di segnalazioni per radioterapia, chemioterapia e accesso ai farmaci oncologici (dal 9,4 al 12%).
E che dire dei ticket? Considerati dagli italiani come una vera e propria tassa sulla salute, un ostacolo all’accesso alle prestazioni: un peso sempre più insostenibile per famiglie bisognose e numerose.
Infine, ci sono i casi per cui, per imperizia del medico si verifichi una mancata applicazione dell’esenzione al ticket: 10,9% contro l’ 8,6% del 2013 e la difficoltà ad ottenere una visita a domicilio da parte del medico curante, rifiuto nella prescrizione di farmaci e persino rifiuto a l’accesso alla propria documentazione sanitaria o addirittura un no alla richiesta di farmaci e ricovero, perché non ritenuto necessario in quanto la prestazione può essere erogata dai servizi territoriali privati.
A puntare il dito è il 18/esimo Rapporto Pit Salute “Sanità pubblica, accesso privato”, basato su 24mila segnalazioni giunte lo scorso anno nel 2014, presentato a Roma dal Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva.