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resistenza agli antibiotici

Durante un convegno patrocinato dal Ministero della Salute e dall’Istituto Superiore di Sanità si è parlato a lungo di resistenza agli antibiotici, il cui primato è detenuto sall’Italia.

Ma non solo, l’Italia rappresenta anche uno dei maggiori paesi consumatori di antibiotici in Europa (dopo solo la Grecia).

Un antibiotico su cinque viene adoperato in maniera inappropriata. Aspetto che provoca un ampio sviluppo di ceppi di batteri resistenti, per i quali è sempre pià difficile trovare il trattamento adeguato.

I livelli più elevati di antibiotico-resistenza sono maggiori al Centro – Sud, dove si attesta anche il più alto il consumo di antibiotici.

Le infezioni collegate all’assistenza intra-ospedaliera colpiscono ogni anno circa 284.000 pazienti (7% – 10% del numero di pazienti ricoverati) provocando la morte di circa 4.500-7.000.

Le infezioni più comuni sono la polmonite (24%) e del tratto urinario (21%).

Parlando di strategie per fronteggiare tale emergenza si cerca di puntare sull’accelerazione dello sviluppo di nuove molecole antibiotiche, al fine di renderle immediatamente accessibili ai pazienti, e l’attuazione di una sorta di “educazione antibiotica”, nonché l’utilizzo più adeguato degli antibiotici sia a livello privato sia a livello ospedaliero.

Attraverso un uso corretto di vaccini, un uso consapevole di antibiotici e una serie di regole di carattere generale nonché l’uso quotidiano di lcune che vanno dal lavaggio delle mani alla riduzione dell’utilizzo dei cellulari in ospedale, in quanto strumento “inconsapevole” di trasmissione batterica.