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presbiopia dott. gualdi

La presbiopia è un fenomeno fisiologico caratterizzato da un calo progressivo della vista da vicino. Comincia a manifestarsi progressivamente intorno all’età di 40 anni, più precocemente in caso di ipermetropia o più tardivamente in caso di miopia.

I primi sintomi della presbiopia si presentano più comunemente con il bisogno di strizzare gli occhi, allungare le braccia o ricercare una maggiore luminosità per visualizzare le scritte piccole da vicino o con un maggior affaticamento ad esempio durante la lettura di un libro, un giornale o dopo molto tempo trascorso davanti a pc, tablets o smartphone.

I rimedi più semplici consistono nell’uso di occhiali, lenti a contatto o lenti di ingrandimento.

Qualora non si dovesse tollerare l’uso di questi ausili si puo’ ricorrere alla chirurgia.

Tutti i tipi di interventi chirurgici per la presbiopia atti a migliorare la funzionalità visiva per vicino, portano però al compromesso inevitabile di dover perdere quantità e/o qualità della visione lontana. Questo fenomeno spesso non viene accettato dal paziente, che ovviamente vorrebbe continuare a vedere bene anche da lontano.

Oggi esiste un trattamento non-invasivo e non-chirurgico, atto a ripristinare parzialmente l’accomodazione, ovvero la messa a fuoco degli oggetti vicini, ed è chiamato: “micro-elettrostimolazione del muscolo ciliare”. Il vantaggio di questa tecnica è quello di non lasciare segni o cicatrici permanenti, come accade invece in un atto chirurgico vero e proprio, ma soprattutto di essere scevro da possibili complicanze.

Questa metodica è basata sulla stimolazione meccanica passiva muscolare (la stessa che viene utilizzata da molti anni specie in ginecologia o fisioterapia, per il recupero o il rinforzo muscolare ad es. in seguito a traumi o atrofia).

In questo caso, nella presbiopia, viene resa necessaria la riattivazione di un muscolo posto all’interno dell’occhio chiamato “muscolo ciliare”. Quest’ultimo ha la funzione di modificare la convessità del cristallino, che in condizioni normali funge da lente di messa a fuoco, attraverso la cosidetta “accomodazione”. Con l’età questo processo progressivamente viene meno a causa dell’irrigidimento e dell’incremento del peso del cristallino. Il trattamento tende a rinforzare il muscolo che ne consente il movimento, prima che arrivi ad atrofizzarsi completamente cessando di lavorare, quando cioè l’occhio diviene completamente dipendente dagli occhiali.

E’ noto infatti che i pazienti che rispondono meglio al trattamento sono quelli con iniziale presbiopia (40-50 anni) e che non sono quindi totalmente dipendenti dall’occhiale (cioè che non lo usano fisso, o comunque solo da e per poco tempo).

La tecnica è pressoché indolore e prevede l’instillazione di un collirio anestetico. Successivamente il medico oculista applica una lente a contatto sclerale unita a 4 elettrodi connessi con un apposito micro-elettrostimolatore che eroga una leggera micro-corrente bifasica (in media 25-30 milli/Ampère). L’intensità viene personalizzata a seconda della soglia di fastidio, che si puo’ percepire generalmente durante le prime due sedute. Dopodichè, la maggior parte delle volte, la sensazione viene avvertita solo come una sorta di formicolio.

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Dopo il trattamento, che ha la durata di circa 8 minuti ad occhio, si puo’ vedere appannato per pochi minuti, ma il recupero è brevissimo e si puo’ tornare a casa guidando la propria vettura. Anche gli effetti sulla vista da vicino sono molto rapidi e, molte delle volte, già dopo qualche ora si possono apprezzare i benefici.

Non essendo una tecnica chirurgica chiaramente non puo’ essere definitiva, per cui come tutte le elettrostimolazioni muscolari va ripetuta piu’ volte secondo degli schemi personalizzati, un po’ come se andassimo in palestra con il proprio personal trainer. A seconda della risposta ai primi trattamenti, che è individuale, si stabiliscono l’intensità e la cadenza delle successive sedute. In linea di massima ne vengono consigliate circa 4 ravvicinate (1 ogni 2-3 settimane) come terapia d’attacco, per poi 1 singola seduta ogni 3 mesi, che servirà unicamente a mantenere l’effetto del primo ciclo di attivazione.

La procedura puo’ essere in qualsiasi momento interrotta ed ha lo scopo di mantenere la muscolatura intrinseca dell’occhio elastica evitando così di impigrirla con l’uso degli occhiali, che intorno ai 50 anni saranno comunque inevitabili a meno di particolari condizioni (es. miopia, pupilla stretta, cataratta nucleare, ecc.).

Pochissime sono le controindicazioni. Il trattamento non viene praticato solo su persone portatrici di pacemaker, con epilessia, alterazioni e disturbi del ritmo cardiaco, o con altre  gravi patologie oculari. In Italia ben 8,5 milioni di persone tra i 40 e i 50 anni soffrono di presbiopia, ma non tutti hanno le caratteristiche oculari per poter eseguire questo tipo di procedura. Per valutare se si è idonei al trattamento ogni paziente dovrà ovviamente prima essere valutato attraverso alcune analisi oculistiche che ne daranno l’idoneità o meno.

Grazie alla messa a punto di questa rivoluzionaria tecnica non-invasiva per combattere i primi sintomi della presbiopia, l’Italia si pone così al centro dell’attenzione mondiale nel campo dell’oftalmologia. Il nostro Paese infatti, puo’ essere fiero di una tecnica totalmente made-in-Italy, sviluppata da ricercatori che dopo anni di ricerca e sperimentazione hanno reso possibile il brevetto europeo (CE0051). Grazie a questo e ad alcuni studi in corso, i primi risultati sono stati mostrati recentemente dal dr. Luca Gualdi (Roma) ai più celebri congressi internazionali riscuotendo notevole interesse nel campo dell’oftalmologia a livello mondiale.