Una ricercatrice italiana di 29 anni, Valentina Tarallo, è stata uccisa a Ginevra mentre ritornava a casa.
La ragazza è stata colpita alla testa con una spranga di ferro, probabilmente a causa di una rapina finita male o una lite con un ex.
L’aggressione è avvenuta lunedì sera verso le ore 21.30, davanti al numero civico 22 di avenue de la Croisette, nelle vicinanze di un ospedale pediatrico.
La giovane frequentava un dottorato di Fisiologia cellulare e metabolismo (dove lavorava all’identificazione dei MicroRNA coinvolti nella regolazione del metabolismo). A darne notizia il portale web dell’Università di Ginevra.
Secondo un testimone, che ha visto qualcosa dalla finestra: la ricecatrice sarebbe stata uccisa con «Una specie di piede di porco» come «la gamba di un sedia, di metallo, di lunghezza tra 60 e 70 centimetri» che «i poliziotti hanno preso e messo in un sacchetto di plastica». La sua testimonianza viene riportata dal quotidiano Le Matin.
Poi l’uomo rivela anche che la giovane è stata trovata riversa accanto ad un’auto bianca con il cranio fracassato (ricoverata all’ospedale cantonale, è morta per le gravi ferite riportate).
Gli inquirenti, secondo quanto si apprende dai media locali, sarebbero sulle tracce di un sospettato di origine africana, tra i 20 e i 30 anni, alto circa un metro e 90.
Dopo la laurea in biotecnologie all’università di Torino, Valentina aveva pensato molto al luogo sull’ambito in cui sviluppare le sue ricerche incentrate sulle cellule tumorali. Aveva partecipato sia a un bando in Svizzera che a quello dell’ateneo umbro, vincendoli entrambi, ma alla fine aveva scelto Ginevra. Perché era un ambiente stimolante e perché avrebbe perfezionato le lingue, inglese parlato in laboratorio e il francese parlato fuori.
La ricercatrice di La Loggia – all’interno del Department of Cell, Physiology and Metabolism diretto dal professor Pierre Maechler con il suo gruppo di ricerca aveva anche realizzato alcune pubblicazioni.
Nel tempo libero amava molto ballare e cucinare, e preparare il tiramisù seguendo la ricetta della sua mamma.