Un’infanzia negata, una miriade di bambini costretti a diventare grandi troppo in fretta, a fare i conti con la violenza. A imbracciare armi e a uccidere senza pietà come dei comuni e spietati terroristi ed assassini.
Piccoli leoni del Califfato che tornano a seminare morte in un video di propaganda del terrore dello Stato Islamico.
I jihadisti li hanno reclutati, indottrinati, addestrati e spediti a compiere atroci delitti.
Nella notte di venerdì l’Isis ha pubblicato on line le immagini di cinque bambini che assassinano prigionieri curdi. Piccoli boia, di età compresa tra i 10 e i 13 anni, di nazionalità diverse: un egiziano, un curdo, un tunisino e un uzbeco.
Uno di loro, un ragazzino bianco con occhi azzurri, indicato come Abu Abdullah “al Britani”, cioè il britannico. Indossano abiti militari e sono armati con pistole, si ergono di fronte a una fila di cinque uomini in ginocchio vestiti di arancione come i detenuti.
Secondo l’agenzia curda Rudaw, i cinque prigionieri sono guerriglieri curdi.
«Nessuno può salvare i curdi, neanche con il supporto di America, Francia, Gran Bretagna, Germania e i diavoli dell’inferno» urla uno dei bambini. Poi, al grido di Allah Akbar (Dio è grande), sollevano contemporaneamente la calibro nove e sparano alla nuca dei prigionieri.