I giudici del Tribunale dei Minori di Milano hanno vietato ai genitori di una bimba affetta da un gliobastoma al cervello di portarla in Israele per sottoporla ad una “terapia molecolare”.
Secondo i magistrati si sarebbe stato del tutto inutile, solo “un viaggio della speranza”, non essendo convinti che il medico di Tel Aviv al quale i genitori avrebbero voluto affidare la loro bambina avrebbe potuto curarla e salvarla.
La vicenda è stata raccontata da Alessandra Corica, Emilio Randacio e Franco Vanni su Repubblica.
La piccola ha solo tre anni e ha un tumore diffuso dalla linea mediana, un tumore al cervello particolarmente aggressivo. Era stata curata dall’Istituto Tumori di Milano, doveva la malattia era stata aggredita con successo grazie a un ciclio di chemioterapie, senza effetti collaterali per la piccola, che non aveva neppure perso i capelli né avuto nausee.
I medici avevano riscontrato un “eccellente recupero nuerologico”, mentre esami successivi avevano confermato la “stabilità volumetrica” della malattia ma non un allargamento.
I suoi genitori si erano rivolti all’estero, avvisando l’Istituto. Secondo il professor Shlomi Costantini, la malattia della bambina sarebbe meno aggressiva di quanto diagnosticato dai colleghi italiani e quindi curabile con la “terapia molecolare”. A questo punto, il papà e la mamma della bambina avrebbero preso la decisione di portala il 13 febbraio a Tel Aviv. Ma l’Istituto milanese ha avvertito la Procura, specificando le gravi conseguenze a cui la bambina sarebbe andata incontro con un cambio di terapia.
Il tribunale dei minori ha dunque bloccato il trasferimento. Secondo loro, le condizioni emotivamente difficili dei genitori hanno portato a interrompere una terapia efficace per affrontarne un’altra senza garanzie dal punto di vista clinico.
L’istituto oncologico Milanese, scrive Repubblica, si è messo in contatto con il professore di Tel Aviv, che però non avrebbe fornito informazioni scientificamente valide sulla cura da seguire.
Ecco allora che il Tribunale dei minori ha autorizzato i genitori a scegliere un ospedale in Italia dove ritengano che la piccola possa ricevere le migliori cure.
Anna Galizia Danovi, legale della famiglia, dice: “La giustizia sta facendo il suo corso, dopo una fase iniziale di apparente tensione. Oggi tutti si augurano che questa vicenda possa avere un lieto fine”, mentre Ciro Cascone, a capo della procura per i minorenni, spiega: “La libertà di cura non è in discussione, ma quando si tratta di minori, il genitore deve avere consapevolezza delle scelte terapeutiche, che devono essere orientate al miglior interesse del bambino. Se, come in questo caso, si esce dal tracciato dei protocolli scientifici riconosciuti, dobbiamo intervenire”.