Sale a 40 feriti e a 4 morti, il bilancio delle vittime dell’attentato terroristico di ieri nel cuore della città di Londra, nel cuore politico del Paese. A causa di un suv nero che si è avventato a tutta velocità sui passanti sul ponte di Westminster e nella sua corsa è andato a schiantarsi contro le ringhiere del palazzo.
Il conducente è sceso, è entrato nella recinzione davanti a Westminster e, armato di due coltelli, ha ucciso un poliziotto di guardia, il 48enne Keith Palmer, con dei fendenti alle spalle e al collo. Tutto è avvenuto in una manciata di minuti, alle ore 14.40 locali, nell’ora e nel giorno di punta dell’attività istituzionale britannica il mercoledì quando c’è il tradizionale question time del primo ministro.
Morto tra le braccia di un deputato anche un agente, che ha cercato di rianimarlo per quindici minuti. L’uomo, sulla quarantina, robusto, con i tratti asiatici e la barba, vestito di scuro e alla guida di una Hyundai registrata nell’Essex, è stato centrato da quattro colpi sparati dalle forze dell’ordine subito dopo l’attacco ed è morto in ospedale.
Secondo Site, il sito che segue il mondo della jihad, «avrebbe agito seguendo le istruzioni dell’Isis».
Theresa May, vestita di nero, ha ricordato come «le strade di Westminster siano pervase dello spirito della libertà», condannando duramente l’attacco terroristico «malato e depravato».
Nigel Farage, ex leader dell’Ukip, ha detto di essere «rattristato ma non sorpreso» dall’attentato, che ha interrotto per un giorno una delle settimane più delicate della storia britannica recente: mercoledì prossimo la May avvierà i negoziati sulla Brexit, mentre oggi il Parlamento scozzese avrebbe dovuto votare la proposta di referendum sull’indipendenza che proprio la settimana scorsa la premier avrebbe bocciato.