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Al Modena Park, Vasco Rossi ha dato il meglio di sé per festeggiare i 40 anni di carriera, di amore con il suo pubblico.

Davanti a una platea di oltre 220 mila fan, che ha portato questo evento nei record, e ad essere ricordato come quello con più spettatori paganti al mondo, ha portato in scena oltre 3 ore e mezzo di concerto. Su di un palco largo 130 metri quadrati e 1500 metri quadrati di schermi in movimento che permettevano anche ai più lontani di godersi uno spettacolo che più che sugli effetti speciali era incentrato sul protagonista, le sue canzoni.

Inizio alle 21 in punto, anche per la diretta di Rai1 che ha dedicato all’evento anche degli intermezzi di Paolo Bonolis (duramente criticato sui social per aver tolto dello spazio al live, ma si sa, la colpa non è sua. L’artista ha concesso la diretta in esclusiva ai cinema e chissà che dopo non ci sarà anche qualche dvd), con Colpa d’Alfredo, preceduta, con le ultime luci del giorno ad illuminare il palco, da un saluto al sole (virtuale, che nasce e muore sugli enormi schermi) sulle note di Così parlò Zarathustra di Strauss tratta da Odissea 2001 nello spazio di Stanley Kubrick.

“Benvenuti alla festa epocale di Modena park. Benvenuti al concerto che non avrà mai fine. Benvenuti nella leggenda, nel record mondiale”, è il saluto di Vasco ai suoi invitati che lo attendevano da ore, da giorni, senza farsi scoraggiare dal clima o dalle imponenti misure di sicurezza.

La prima parte dello show è tutta dedicata agli anni Ottanta, a brani come Alibi e Blasco Rossi, poi una carrellata di successi e foto fino ad arrivare ai giorni nostri.

In scaletta anche brani come Il tempo crea eroi. Sul palco amici come Gaetano Curreri che dopo aver accennato Jenny, arriva Silvia, il singolo del 1977 da cui parte la lunga storia di Vasco, e La nostra relazione, Anima Fragile.

Dopo gli Ottanta è la volta dei Novanta: Gli spari sopra, Stupendo, Vivere. A far da ponte ci pensa Liberi Liberi.

Gli altri ospiti sono i chitarristi Maurizio Solieri e Andrea Braido, il primo a rappresentare gli anni Ottanta con la Steve Rogers Band, il secondo i Novanta, quando il rock diventa la cifra stilistica più riconoscibile del Blasco.

Un duello di chitarre, oltre il tempo. Su Rewind è topless-mania, con decine di ragazze che slacciano i reggiseni (molti con la scritta Fammi godere) e li lanciano sul palco, mentre su Non mi va lo sberleffo a Carlo Giovanardi. C’è anche il tempo, prima de Gli Spari sopra, di invitare il pubblico a non aver paura, a non cedere al terrorismo:
“Questo è un concerto contro la paura”.