È di due vittime e 36 feriti – nessuno in codice rosso – il bilancio della scossa di terremoto di magnitudo 4, che ha colpito ieri sera l’isola di Ischia e la costa flegrea in Campania. Centinaia le persone scese in strada, crolli e danni a case e a chiese. Isolati numerosi alberghi.
“Un boato, poi il black out” raccontano alcuni testimoni. Panico su tutta l’isola, in migliaia i turisti che hanno deciso di imbarcarsi con l’ultima corsa poco prima di mezzanotte.
“Ho visto lesioni lungo una parete della struttura alberghiera che ci ospita. Al momento della scossa siamo fuggiti tutti in strada. Ho avuto tanta paura”. Così all’agenzia Ansa A.P., in vacanza sull’isola, a Lacco Ameno, racconta quei momenti di terrore. “Mi stavo preparando per scendere per uscire – dice – quando si è avvertita la scossa, breve ma intensa. Siamo andati tutti in strada e ora mi accorgo di lesioni lungo alcuni muri della struttura”.
Le due donne morte sono state colpite dai calcinacci. La prima della chiesa di Santa Maria del Suffragio, la seconda in un’abitazione.
Un nucleo familiare di sette persone è rimasto imprigionato sotto le macerie della propria abitazione in località La Rita: estratti vivi un uomo (il padre), due donne e , verso le 4, un bimbo di 7 mesi, Pasquale.
Secondo gli esperti, il terremoto a Ischia è vulcanico.
I rari terremoti che avvengono sotto i vulcani, come quello di Ischia, sono più difficili da studiare rispetto ai terremoto tettonici, che sono decisamente più numerosi e molto più noti.
“Una caratteristica comune a tutti è di essere molto più superficiali, al punto da superare molto difficilmente la profondità di cinque chilometri”, spiega all’ANSA il sismologo Gianluca Valensise, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanolgia (Ingv). “Questo – ha proseguito – accade perché al di sotto di cinque chilometri la crosta diventa troppo calda per generare una rottura”.
I terremoti che avvengono sotto i vulcani sono superficiali ma si sentono anche maggiormente, spiega ancora l’esperto.
Spesso, ha proseguito, non è semplice studiare i terremoti vulcanici perché le stazioni di rilevamento possono essere distanti alcuni chilometri e di conseguenza questo richiede un’analisi più complessa rispetto a quanto avviene nel caso dei terremoti tettonici.