Un recente studio scientifico, mette in luce una nuova soluzione: gli organismi marini, per combattere il cancro.
Ricci di mare e spugne potrebbero racchiudere il segreto per combatterlo definitivamente. «Il mare è una fonte ancora poco esplorata di molecole bioattive, che ci riserverà molte sorprese quanto è stato scoperto finora, ma mi chiedo soltanto una cosa: come mai abbiamo aspettato fino ad adesso?», si domanda il dottor Vittorio Venturi esperto di batteriologia che ha condotto lo studio in collaborazione con la dottoressa Laura Steindler, dirigente del gruppo di Microbiologia marina dell’università di Haifa.
«Penso a un’intuizione importante sulla comunicazione fra batteri. Oggi sappiamo che questi si comportano come un gruppo e non come singoli. Una scoperta che ha rivoluzionato la microbiologia ed è stata messa a segno proprio studiando un batterio marino che vive in simbiosi con un calamaro», spiega Venturi ad Adnkronos Salute che in questo momento sta coordinando un gruppo di ricercatori presso il Centro internazionale di ingegneria genetica e biotecnologie «Icgeb» di Trieste.
Questi batteri – continua Ventura – producono luce solo quando sono in tanti. Seguendo questa pista si è scoperto che anche altri batteri comunicano e agiscono in base al loro numero. Una svolta che apre una porta importante su diverse possibili applicazioni. La comunicazione batterica è un target del futuro per nuovi antibiotici. Agendo su questo fronte, per esempio, si può rendere la comunità più debole e confusa».
Una delle applicazioni in medicina potrebbe arrivare dalle spugne marine, definite «Motori che filtrano tantissima acqua. Alcuni batteri li mangiano, altri vivono in simbiosi con loro», spiega l’esperto.