I coniugi Visaggio denunciarono circa un anno fa, la morte della loro figlia ricoverata presso l’ospedale Di Venere del capoluogo, a causa del litigio tra due medici che non riuscivano a mettersi d’accordo sull’utilizzo della sala operatoria.
La vicenda divenne nota al grande pubblico solo ad aprile 2017, quando venne denunciata dalla Gazzetta.
A processo finirono otto medici dell’ospedale Di Venere, indagati e sottoposti a procedimento disciplinare.
I dettagli sono però ancora tutti da chiarire. Intanto, però, l’Asl di competenza dovrà risarcire i coniugi con 440mila euro come danno subito.
Le indagini dei carabinieri del Nas avevano confermato che la bambina, morta durante il parto, avrebbe potuto essere salvata senza il ritardo di un’ora e mezza dovuto all’attesa della sala operatoria.
A contendersela i due medici che avrebbero dovuto seguire un caso di appendicite e il più grave parto cesareo, giudicato più urgente per la lieve sofferenza fetale che venne aggravata dalla somministrazione di ossitocina, farmaco usato per stimolare le contrazioni.
Trovando occupata la sala di Ostetricia, si sarebbe dovuto ricorrere a quella di Chirurgia generale: qui però il primario del reparto aveva sostenuto di avere la precedenza per il caso di appendicite. L’unico a sostenere l’urgenza del parto cesareo fu un anestesista, che venne però dissuaso dai chirurghi presenti.