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Risvolti nella vicenda delle due studentesse americane che hanno accusato due carabinieri di stupro a Firenze, all’uscita da una discoteca, nel loro palazzo, dove le due risiedono.

La telefonata è arrivata l’altro giorno: «Avvocato, ha visto questa cosa della violenza? È me che accusano. Io questo non lo posso proprio accettare. Faccio da vent’anni il carabiniere, non ho mai avuto un problema, non posso stare così. Voglio andare a dire come si sono svolte realmente le cose». Si tratta dell’appuntato scelto che ha preferito rivolgersi a un difensore donna, Cristina Menichetti, una penalista di Prato, città dove lui è originario.

Quarantacinque anni, metà di questi trascorsi nell’Arma, ieri pomeriggio, l’indagato, si è recato in procura a Firenze e ha confessato tutto. «È vero, ho avuto un rapporto sessuale con una delle due ragazze, ma è stato un rapporto consenziente. È stata lei a dirmi se volevo salire nel suo appartamento, e io ho fatto quello che ho fatto. Non so cosa mi sia successo, ma ormai non si può tornare indietro».

Il pm Ornella Galeotti riceve così la sua confessione e insiste per conoscere più particolari della vicenda. «Se potessi, dottoressa – aggiunge il militare – riavvolgerei il film per tornare indietro».

Il suo collega era con lei? Viene chiesto dal magistrato. «Sì, c’era anche lui, eravamo insieme. Non so dire esattamente cosa abbia fatto, ma stava lì».

Il collega, trent’anni, più basso di grado, non ha ancora deciso se presentarsi oppure no a parlare con il pm. Non accetta questa ricostruzione e le accuse mosse nei suoi confronti.

Non ne vuole proprio sapere. Eppure davanti all’evidenza dei fatti, forse sarebbe utile agire in fretta, e dire tutta la verità.
Le prove ci sono. Ci sono persone che li hanno visti accompagnare le due 21enni a casa, e ci sono le riprese delle telecamere. Lungo tutto il percorso che hanno fatto.

Inoltre, sembrerebbe che i due fossero habitué della discoteca Flò. Non si sa se per lavoro, o per altro. Conoscevano tant’è il proprietario, tanto che la sera della presunta violenza, sarebbero stati chiamati proprio da lui, a causa di una lite che stava scoppiando nel locale.

I due avrebbero scambiato qualche parola con le due ragazze, proprio nella discoteca. Una battuta, una parola di troppo, un sorriso. Poi se le sono ritrovate fuori al locale in attesa di un taxi che non arrivava e si sono offerti di accompagnarle fino a casa.

Il particolare viene considerato molto importante dalla procura, anche perché si potrebbe aprire un nuovo fronte di indagine. Per accertare se altri componenti delle forze dell’ordine abbiano adescato studentesse in giro la notte per la città. Magari agevolati dal fatto di essere in divisa e quindi di non destare timori e preoccupazioni.