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Quando la scorsa estate la Rai contattò Claudio Baglioni per chiedergli se fosse interessato a condurre il Festival di Sanremo, lui rispose: «certo che non avete nessuno…». A rivelarlo è proprio il cantautore romano, conduttore del Festival più seguito e apprezzato degli ultimi anni. «Nessuno si auspicava un successo così», rivela il cantautore italiano al Corriere della Sera prima di paragonare Sanremo a un lusso «che ci si può concedere una volta nella vita, magari con un senso di ambizione scandaloso».

Ed è proprio quello che ha fatto lui, sfidando tutti i pronostici che lo volevano perire sotto la stella brillante di Conti e De Filippi e una formula, quella delle non-eliminazioni e degli ospiti solo musicali, che poteva costargli veramente caro.

Claudio ha voluto il cambiamento, la musica al ‘centro’, e ci ha visto bene.

I numeri parlano chiaro. Ha stravinto. Grazie anche alle altre due figure protagoniste della 68esima edizione del Festival di Sanremo 2018, Michelle Hunzicker e Pier Francesco Favino. Al punto che i vertici aziendali sembrerebbero essere pronti a tutto pur di riaverlo alla guida del Festival 2019. «Siamo alle avvisaglie. Però mi dico che il lusso ripetuto diventa un peccato», spiega Baglioni.

«Lo farei durare due settimane, magari con rassegne a corollario. E, senza esagerare perché resta un romanzo popolare in musica, vorrei vedere rappresentate anche discipline più elitarie e non solo le canzoni orecchiabili».

Poi Claudio parla anche dell’album di inediti in uscita dopo l’estate, che sembrerebbe essere alle ultime battute.

Infatti, negli studi Fonoprint sono in corso le registrazioni degli archi per il suo nuovo progetto discografico — il cui titolo in lavorazione è ‘Duello’, — e, finita la sessione, il cantautore chiede di riascoltare. «C’è una nota sbagliata: sulla partitura c’era un sol».

Baglioni sarà poi impegnato con un tour per celebrare i suoi 50 anni di carriera (3 date di debutto all’Arena di Verona e poi i palasport) in cui il palco sarà al centro della scena circondato dal pubblico a 360 gradi, senza barriere, come da sempre ha abituato i suoi fans.

«La prima volta al Flaminio nel 1991. Un’esperienza vertiginosa, è quasi un’esposizione eucaristica. Devi dare tutto il corpo. Sei un ago magnetico in cerca di orientamento continuo. L’idea dell’Arena nasce dalla tipologia dello spazio di cui è stata tradita l’origine: negli anfiteatri la sfida avveniva nel mezzo. Qui però non ci saranno sacrifici umani».

E alla domanda sul suo addio, il cantautore risponde
«Sarebbe più elegante mandare un telegramma dopo e dire “non torno più”. È anche vero che il bel finale piace. Però non sarà questo. Questo sarà un lungo raid attraverso i 50 anni di carriera con qualche elemento da teatro totale per gli occhi. Non mi piace l’idea di mandare via la gente con ancora appetito».

Foto web