Il ministro dell’interno Matteo Salvini è deciso a rispettare la parola data agli italiani: risolvere il problema immigrazione. Nel suo programma per bloccare i flussi migratori e dare maggiore sicurezza al nostro Paese c’è un programma ben dettagliato e che si può sintetizzare in sette punti essenziali
– Una maggiore collaborazione con l’Europa. Accordi con le altre Nazioni per maggiori controlli alle frontiere, ma anche per il potenziamento dell’interscambio di informazioni di intelligence per contrastare il terrorismo. Come il predecessore, Marco Minniti, ha ammesso, che alcuni foreign fighters potrebbero mischiarsi tra i migranti in arrivo sui barconi.
– Impedire le partenze con due punti fondamentali: rapporti più efficaci con Paesi di provenienza e impegno dei Paesi Nato. Potenziamento degli accordi bilaterali e nuovi accordi con gli Stati con cui non si hanno.
– Far capire alla Nato che anche la Difesa delle frontiere del sud dell’Europa è fondamentale, proprio in virtù del fatto che il potenziale pericolo di infiltrazioni terroristiche arriva proprio da quelle aree del Mediterraneo.
– Intenzione di velocizzare le pratiche di riconoscimento dei rifugiati, in modo da individuare coloro che hanno il diritto a essere accolti e coloro che, invece, devono essere espulsi.
– Realizzazione di centri chiusi che non siano luoghi di detenzione, ma strutture da cui si può sì anche uscire, ma con controlli e verifiche da parte delle forze dell’ordine che consentano di sapere sempre dove è la persona.
– Ecco perché si punta ad avere Cpr in ogni regione, dove chi deve essere rimpatriato possa stare anche per un tempo maggiore, necessario a capire da quale Paese proviene e, quindi, così da avere una destinazione certa. Questo anche grazie al supporto dei nuovi 250 funzionari assunti dal Ministero che operano nei centri territoriali di riconoscimento e protezione internazionale.
Infine, Salvini ha annunciato guerra ai «taxi del mare», le Ong e a Malta che non rispetterebbe gli accordi internazionali. «Chiuderò i rubinetti», ha detto, lasciando intendere che il codice di comportamento voluto da Marco Minniti, dovrà essere rivisto. Dichiarazione che ha creato qualche attrito con La Valletta, ma che ha dato l’idea dell’incisività di questo ministro.
Solo nella giornata di ieri SONO sbarcate sulle coste italiane 13.808 persone (contro i 181.436 del 2016 e i 119.369 dello scorso anno). Di queste la maggior parte (2.916) dalla Tunisia, 2.228 dall’Eritrea, 1.066 dal Sudan, 1.052 dalla Nigeria e il resto da altri Paesi. Dati che Salvini vuol portare (rifugiati a parte) quasi a zero.
Intanto questa mattina a Palazzo Chigi, è avvenuto l’incontro tra il Segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, e il premier italiano, Giuseppe Conte. Come da procedura, Stoltenberg è stato accolto con il saluto davanti al picchetto d’onore.
«Non si può prescindere da una più intensa cooperazione tra Nato e Ue nel Mediterraneo e altrove» ha spiegato il premier, mentre la nave Aquarius, con a bordo 629 migranti, attende ancora di sapere dove può sbarcare. Conte ha aggiunto che «il rafforzamento della dimensione europea sulla sicurezza che consideriamo una priorità perderebbe di senso ed efficacia al di fuori di un quadro di piena sinergia e complementarietà con le forze di cui è dotata la forza atlantica». Oggi Stoltemberg incontrerà anche il ministro della Difesa Elisabetta Trenta.
Il premier ha anche parlato dei rapporti tra l’Alleanza Atlantica e la Russia. «La Nato ha scelto l’approccio del doppio binario della fermezza e del dialogo. Siamo fautori di questo approccio – ha sottolineato – e speriamo di vedere questa linea costantemente attuata nelle relazioni tra la Nato e la Russia».
Il capo del governo italiano ha così confermato che la politica estera del paese, nei rapporti con la Nato, non cambierà. «L’Italia – ha detto ancora Conte – è fermamente legata, crede fermamente nella Alleanza atlantica come pilastro della sicurezza europea e internazionale». Il premier ha ricordato l’investimento politico e finanziario fatto dall’Italia nell’Alleanza e, ha assicurato, «continuerà a farlo. Non intendiamo certo sottrarci alla responsabilità e quindi ai nostri impegni di solidarietà atlantica. Però – ha anche aggiunto – è naturale per il nostro Paese svolgere sempre più un ruolo chiave soprattutto di stabilità del fianco Sud dell’alleanza. Da qui provengono le minacce più dirette alla sicurezza dei cittadini per instabilità, terrorismo e estremismo violento. E quindi su questa regione l’Italia ha chiesto di poter essere maggiormente concentrata con i suoi sforzi».
Per l’Alleanza atlantica l’Italia ricorre un ruolo strategico. Basti pensare al comando Nato che si trova a Napoli. «Ho ricordato in modo particolare al nostro ospite la forte aspettativa dell’Italia per il raggiungimento della piena operatività del cosiddetto Hub regionale presso il comando Nato di Napoli che può essere un utilissimo snodo per migliorare la capacità di analisi, azione e collaborazione con gli altri partner nel Mediterraneo».
La conferenza stampa dell’incontro è stata trasmessa in diretta streaming sulla pagina facebook del premier.