I vaccini sono uno strumento di prevenzione, anzi di cura dal rischio di patologie dal forte impatto sulla qualità della vita e della spesa sanitaria, tra queste il tumore della cervice uterina indotto dal Papilloma Virus Umano (Hpv), infezione che si trasmette attraverso rapporti sessuali non protetti. Lo (ri)conferma un recente studio danese, pubblicato sulla rivista International Journal of Cancer, secondo cui la vaccinazione riduce sensibilmente le probabilità di sviluppo di un tumore, anche in forma grave.
Il quaranta per cento di probabilità in meno di sviluppare nell’arco della vita un tumore della cervice uterina (o collo dell’utero) fra le donne vaccinate contro l’Hpv. I risultati emergono da uno studio danese condotto dall’Università di Copenaghen che ha valutato l’impatto e l’efficacia della vaccinazione anti-Hpv su due gruppi di popolazione: le ragazze quindicenni che nel 1993 avevano aderito alla campagna vaccinale di prevenzione e le ragazze della stessa età, nate dieci anni prima, non candidate all’offerta vaccinale gratuita.
Lo studio in questione ha anche valutato gli esiti dei primi controlli attuati nel 2016 tra le giovani della classe 1993 e quelli del 2006 nelle donne della decade precedente.
Da questi si è scoperto che le ragazze vaccinate erano sensibilmente meno esposte al rischio di malattia, grazie all’immunizzazione garantita dal vaccino.