Dormire cinque ore per notte (o meno) significa mettere a rischio la salute, creando una probabilità più alta di essere colpiti da un infarto rispetto a coloro che dormono invece dalle sei e alle otto ore.
«Dormire può apparire una perdita di tempo, ma parliamo di una scelta che contribuisce a determinare uno stile di vita salutare, al pari della dieta e dell’attività fisica», dice Moa Bengtsson, ricercatrice dell’Università di Goteborg, che al congresso europeo di cardiologia di Monaco ha presentato uno studio condotto per un ventennio su 800 maschi di 50 anni, suddivisi in quattro gruppi, sulla base delle ore di riposo.
Prendendo in considerazione le condizioni di salute e abitudini nonché i possibili vizi come il fumo, gli scienziati hanno scoperto che chi dormiva meno, ovvero solo 5 ore a notte, era accompagnato da un rischio quasi del doppio rispetto a chi dormiva qualche ora in più, di subire un eventuale infarto all’età di 71 anni. Probabilità che rimaneva tale – da qui il peso dato allo studio – anche in seguito all’incrocio di questo dato con quelli relativi al peso, al fumo e all’eventuale presenza di diabete di tipo 2. Condizioni che, comunque, alla pari di ipertensione e obesità, erano più comuni tra gli uomini che dormivano meno di cinque ore.
D’altra parte – sottolinea lo studio pubblicato sull’«American Journal of Clinical Nutrition» – «non ci sono più dubbi sul fatto che la durata e la qualità del sonno rappresentino un fattore di rischio per diverse condizioni: dall’obesità fino ad arrivare al rischio di sviluppare il diabete (e, appunto, le malattie cardiovascolari), compreso il calo degli spermatozoi».
Ma non basta. «Non possiamo escludere che il sonno rappresenti un rimedio per le persone obese o che presentano un rischio cardiovascolare più alto». Il legame tra la deprivazione di sonno e la maggiore vulnerabilità cardiovascolare è stato scandagliato con diversi studi, ma i meccanismi biologici restano ancora da chiarire. Iniziano, però, a essere solide le evidenze che correlano un sonno breve o di scarsa qualità a un aumento dell’infiammazione, a una ridotta capacità di assorbire gli zuccheri e a un aumento della pressione sanguigna: tutti fattori di rischio per il cuore e i vasi.