Emorragia interna o frattura della base cranica. Queste le cause del decesso del piccolo Giuseppe di Cardito (6 anni), massacrato di botte insieme alla sorellina più grande di lui di un anno ora ricoverata in ospedale e viva per miracolo.
Questi i primi dettagli dell’esame fatto dagli esperti sul suo corpo senza vita. Il piccolo Giuseppe è morto per mano di un orco, il compagno della madre. Poi arriverà l’esito dell’esame autoptico che rivelerà altri macabri particolari.
Il bambino, riempito di calci e pugni e poi anche bastonate con una scopa, che si sarebbe addirittura pezzata in due, sarebbe morto di lunga agonia durata circa 3 ore, sul divano di casa. Poteva salvarsi se solo qualcuno avesse chiesto aiuto. Avesse chiamato i soccorsi necessari. Sua madre a sentire il patrigno-orco era in casa, ma non ha fatto ciò che avrebbe dovuto fare anche se ha cercato di proteggerlo.
È questa la ricostruzione fatta durante l’udienza di convalida del fermo di ieri.
Tony Essoubti Badre avrebbe rivelato che al bambino è stata applicata una pomata all’arnica su tutto il corpo dove aveva preso le botte.
L’uomo non ha chiesto misure alternative al carcere. Si è rimesso alle decisioni del giudice che, nel primo pomeriggio, ha spiccato ordinanza cautelare per l’omicidio del bimbo e le lesioni a sua sorella. Per due ore, assistito dall’avvocato Michele Coronella, Tony ha parlato con il gip Santoro, e ha risposto a tutte le domande. Confessando quanto commesso e raccontando quanto accaduto nei minimi dettagli.
«Ho fumato diversi spinelli, come faccio ogni giorno. Poi ho perso la calma», perché quella pace dei sensi che gli dà la droga era funestata dalle grida dei bambini, tutti e tre in casa, proprio tutti, perché di domenica la scuola è chiusa.
E lui, Tony, non ce l’ha fatta più. Il giorno prima avevano distrutto il lettino della cameretta nuova. E ora, ancora, urla e schiamazzi. Li ha picchiati, prima a mani nude. A «schiaffi, forti. Poi a pugni. Ma loro strillavano e strillavano ancora». Quindi ci è andato giù pesante «con la mazza della scopa». Lividi e sangue. «Sono andato in farmacia per comprare una pomata. I bambini erano feriti. Volevamo medicarli». Ha iniziato a usare il plurale, Tony, quando ha preso a ricostruire la seconda fase della domenica d’orrore di Cardito. «Volevamo, io e Valentina. Lei? Sì, era in casa, era presente. Ma ha cercato di fermarmi». E lui, per levarsela di torno, le ha dato un morso in testa.