Una nuova terapia mirata è in grado di migliorare la sopravvivenza dei pazienti con glioblastoma, il tumore cerebrale più frequente, e per circa 1000 pazienti colpiti ogni anno in Italia da glioblastoma recidivato possono cambiare radicalmente le possibilità di cura. Ad annunciarlo gli oncologi in occasione del Congresso nazionale del’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom).
L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha infatti inserito la terapia mirata regorafenib nell’elenco dei farmaci erogabili con procedura anticipata, a carico del Servizio Sanitario Nazionale nei casi in cui non vi sia alcuna alternativa terapeutica valida. La decisione arriva da uno studio tutto italiano di fase II (REGOMA), pubblicato su Lancet Oncology. Una svolta che fa bene sperare e apre a nuovi scenari di cura a trattamento farmacologico.
Negli ultimi quindici anni a livello europeo “non si sono registrati nuovi farmaci efficaci per il trattamento del glioblastoma recidivato – spiega Stefania Gori, presidente Aiom – e la sopravvivenza mediana dei pazienti rimane inferiore a 2 anni, con percentuali di recidiva prossimi al 100% e opzioni terapeutiche molto limitate. Lo studio clinico REGOMA ha dimostrato la superiorità di regorafenib nei confronti dello standard preesistente, rappresentato dalla chemioterapia, rendendo finalmente disponibile un nuovo farmaco innovativo”.
Il trial ha coinvolto 119 pazienti in 10 tra i principali centri italiani di neuro-oncologia, coordinato dall’Istituto Oncologico Veneto-Iov Irccs, autori, Giuseppe Lombardi e di Vittorina Zagonel, entrambi dello Iov-Irccs.
“Negli ultimi tre decenni, si è registrato un progressivo aumento di incidenza dei tumori cerebrali, soprattutto negli over 65 – afferma Lombardi -. Le cause possono essere legate alle radiazioni ionizzanti e alle mutazioni ambientali dovute anche all’inquinamento atmosferico. Inoltre, si sta ricercando una possibile correlazione con la prolungata esposizione ai campi elettromagnetici”.
La sopravvivenza globale, obiettivo primario dello studio REGOMA, è significativamente aumentata con regorafenib rispetto alla chemio standard. La sopravvivenza a 12 mesi dall’inizio della cura, concludono i ricercatori, è stata infatti più del doppio con regorafenib (38,9%) rispetto al campione di controllo (15%).