L’ictus cerebrale colpisce nel mondo ogni anno circa 15 milioni di persone e rappresenta la terza causa di morte, la prima di invalidità e la seconda di demenza.
In Italia sono circa 150mila coloro che vengono colpiti annualmente, e i sopravvissuti sono ad oggi circa 1 milione.
Fondamentale per questo, è la prevenzione, nonché la consapevolezza dei possibili fattori di rischio, quali: ipertensione, obesità, diabete, fumo, sedentarietà e alcune anomalie cardiache e vascolari.
Tra le nuove terapie della fase acuta (trombolisi e trombectomia meccanica) che possono evitare o migliorare gli esiti, ma anche l’applicazione limitata, per una scarsa consapevolezza dei sintomi, il conseguente ritardo con cui si chiama il 112, la perdita di tempo intra-ospedaliera e la mancanza di reti ospedaliere organizzate. Tra le conseguenze più disabilitanti l’afasia, un disturbo del linguaggio causato da lesioni in particolari aree della corteccia cerebrale dell’emisfero dominante (prevalentemente il sinistro), sede appunto della funzione del linguaggio.
Gli esperti dell’Associazione lotta all’ictus cerebrale Alice onlus arrivano dei consigli: non parlare velocemente e uno alla volta, non rivolgersi alla persona afasica come a un bambino, usare frasi brevi e fare domande dirette, in modo che si possa rispondere con un sì o no o un cenno della testa.