Un nuovo studio condotto da Tom Jefferson, medico al Center for Evidence-Based Medicine (Cebm) presso l’Università di Oxford, pubblicato sul quotidiano inglese “The Telegraph”, sostiene che ci sono prove sempre più evidenti che dimostrano come il virus fosse già presente altrove, ben prima che emergesse a Wuhan, forse già da anni. Ma la cosa più importante è che il virus non si trasmette per via respiratoria ma grazie ad altri fattori che diffondono tale malattia.
Ad incidere dicono gli esperti, anche particolari condizioni meteoclimatico/ambientali. Del virus, avverrebbe una diffusione maggiore con le temperature più basse, alti tassi di umidità e poco soleggiamento. Un altro motivo riguarderebbe l’ambiente, cioè l’inquinamento. La correlazione tra virus e pessima qualità dell’aria è emerso, in particolare, da uno studio curato da ricercatori italiani e da medici della Società italiana di Medicina Ambientale (Sima): le polveri sottili avrebbero esercitato un cosiddetto ‘boost’, ovvero un accelerazione nel contagio dell’infezione.
Se la cosa fosse confermata, le varie misure di sicurezza sarebbero inutili; inoltre sembrerebbe anche che il virus come è arrivato, potrebbe anche andarsene via da solo.