Questione vacanze estive: sia che si rimanga in Italia, sia che si vada all’estero, i media non sono molto tranquillizzanti in merito a quello che è l’andamento epidemiologico del Sars-Cov-2.
Se da una parte l’Europa si è organizzata per avere una uniformità di atteggiamento, che però varia di giorno in giorno, più complicata è la situazione al di fuori dell’Europa, con addirittura la Farnesina che scoraggia le vacanze all’estero.
Con l’intento di fare chiarezza su questo tema, Motore Sanità ha coinvolto i maggiori esperti in campo sanitario che, partendo dai dati a loro disposizione, nel corso del webinar “COVID E TURISMO”, hanno illustrato luci e ombre della situazione attuale, offrendo soluzioni a riguardo.
“Da una parte ci sono aspetti positivi come le terapie intensive degli ospedali che, al momento, sono vuote dai Covid sintomatici e da malattie gravi”, commenta Francesco Menichetti, Direttore UO Malattie infettive AOU Pisana – Presidente GISA. “E poi la campagna vaccinale che, nonostante tutti i problemi, va avanti con un ritmo intenso. Rispetto all’anno scorso quindi, lo scenario è diverso. Dall’altra parte però, è altrettanto vero che la campagna vaccinale non riesce a intercettare quasi 5milioni di 60enni, che sono coloro a maggior rischio Covid grave e che si sta registrando un forte rimbalzo dei contagi tra i giovani non vaccinati, che sono il veicolo dell’infezione, in particolare adesso per la variante Delta che si sta sostituendo a grandi passi alla variante Alfa, destinata a divenire in poche settimane la variante prevalente. Io temo che quando si accenderà il serbatoio dei non vaccinati ultra 60enni, avremo grosse difficoltà. Ciò detto, non consiglio le vacanze all’estero. Troppe ancore le incognite: il rischio è quello di andarsi a prendere qualcosa di più e di diverso, rispetto a quanto già non circoli alle nostre latitudini”.
“È difficile dare delle risposte, perché ci sono due ordini di problemi”, incalza Antonio Cascio, Direttore Unità Operativa Malattie Infettive Policlinico P. Giaccone, Palermo: “uno strettamente di salute personale, ovvero: “cosa rischio io vaccinato ad andare in giro”? La risposta è: pochissimo, quasi nulla, poi però c’è anche un problema dal punto di vista burocratico-amministrativo, che è il rischio di rimanere confinato in un Paese straniero per tanto tempo, qualora risultassi positivo al tampone molecolare. Per sciogliere la matassa, bisognerebbe creare dei canali con i vari Paesi e fare degli accordi bilaterali che, compatibilmente con l’epidemia e con il buon senso, possano favorire anche il turismo in questo momento”.
A proposito di soluzioni Matteo Bassetti, Presidente SITA e Direttore UO Clinica Malattie Infettive Ospedale Policlinico “San Martino” Genova, non ha dubbi: “Io credo, sul fronte del turismo, che avremmo dovuto avere più coraggio a proposito del Green Pass e lanciarlo direttamente noi, invece di andare adesso dietro la Francia. Sono convinto che sia questo lo strumento per tornare rapidamente alla vita normale, così come credo molto nella vaccinazione, tanto è vero che da maggio ad oggi al San Martino di Genova non abbiamo ricoverato neanche un Covid vaccinato con due dosi. Ogni strumento, detto questo, è valido per incentivare la vaccinazione. Ad oggi, ci troviamo ad avere il 35% degli italiani non vaccinati che è tantissimo, che non si sono né prenotati per il vaccino e che non hanno alcuna intenzione di vaccinarsi. Siamo uno dei Paesi che ha la percentuale dei no vax più alta. Così rischiamo grosso ad ottobre, perché non vaccinarsi significa andare ai 100 all’ora contro un muro. La variante Delta è pericolosa, quello che posso dire è che i sintomi che noi vedevamo in decima-dodicesima giornata con la variante Alfa, Beta e Gamma, oggi lo vediamo in quarta e quinta giornata. Significa malati che peggiorano dopo 4-5 giorni con la variante Delta, che colpisce i giovani. Oggi la gente che va in ospedale e che finisce intubata ha 40 anni, non più 70-80. Non sfruttare l’opportunità di vaccinarsi è da pazzi”.
D’accordo anche Ranieri Guerra, già Assistant Director General per le iniziative speciali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: “Gli unici strumenti che abbiamo a disposizione per proteggerci sono la vaccinazione e misure cogenti di sanità pubblica, che possono andare dalla sospensione del viaggio all’erezione di barriere confinarie, secondo quelli che sono i regolamenti sanitari internazionali e tutto ciò che rappresenta la collaborazione tra Stati, che non sempre funziona. Continuo a ripetere, fra l’altro, il fatto che il contatto con questo virus è di per sé pericoloso: abbiamo evidenze crescenti che porta a un danno organico. Corriamo il rischio di creare una generazione di pazienti cronici che fra i 35 e i 45 anni svilupperanno una serie di patologie determinate dal contatto attuale con il virus, che metteranno a elevatissimo rischio di sostenibilità il Sistema sanitario, quindi il “liberi tutti” per i giovani al di sopra degli 8-9 anni quando c’è la maturazione dei ricettori, lo vedo come un problema serio di sanità pubblica, magari non attuale ma prossimo venturo”.
Pensa ai giovani anche Michele Sanza, Direttore U.O. Servizio Dipendenze Patologiche AUSL Romagna Regione Emilia Romagna: “Dal punto di vista psicologico del comportamento generale delle persone osserviamo, dai nostri osservatori clinici in relazione alle vacanze, che i ragazzi hanno avuto una sorta di “effetto champagne”. Come fossero stati stappati all’improvviso, hanno cercato a tutti i costi una normalità al divertimento, anche attraverso l’esasperazione dei comportamenti. Quello che abbiamo visto è un incremento delle dipendenze, degli abusi e dei comportamenti dissociali (la proliferazione di risse, delle piccole devastazioni nei raggruppamenti dei ragazzi sono diventati assai frequenti). D’altro canto c’è il rovescio della medaglia: le vacanze sono anche un diritto. In un mondo come il nostro, dove gli scambi e i contatti sociali sono fondamentali per la crescita, certamente le limitazioni a che ciò avvenga incidono sui giovani. Siamo preoccupati che manchino e allora la formula è quella di lavorare per la sicurezza, di garantire che le persone vaccinate possano accedere ai locali di divertimento e di limitare gli eccessi”.
“Diciamo che si può viaggiare ed è utile tornare a farlo”, conclude Claudio Zanon, Direttore Scientifico Motore Sanità. “Bisogna però correre a vaccinarsi il più possibile, se possibile, in quantità e dosi e mantenere sempre un atteggiamento di buon senso, perché questo è un virus camaleontico che muta, ha una mobilità altissima e non ha più stagionalità. Sì quindi al Green Pass: non se ne faccia una questione politica, ma di necessità”.