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Dopo aver istituito la Giornata Italiana per la Prevenzione Cardiovascolare, celebrata per la prima volta il 13 maggio scorso – iniziativa premiata con la medaglia del Presidente della Repubblica – e all’indomani della pubblicazione del suo documento di consenso sulla prevenzione cardiovascolare (“Prevenzione Italia 2021”), la Società Italiana per la Prevenzione Cardiovascolare (SIPREC),
presieduta dal Professor Massimo Volpe, torna a parlare di prevenzione cardiovascolare in occasione del suo congresso annuale che si terrà in formato virtuale il 16 e il 17 settembre.

“Quest’ultimo anno, dominato dalla triste cronaca della pandemia di
Covid-19 – afferma il professor Massimo Volpe – è stato la
Caporetto della prevenzione a tutti i livelli. I pazienti, anche quando non relegati in casa dai lockdown, hanno avuto paura di andare dal medico, tanto più se in ospedale. Dal canto loro, molti medici sono stati ‘dirottati’ sulla gestione dei pazienti con Covid-19 e hanno avuto meno tempo e spazi ambulatoriali a disposizione per le visite di prevenzione. Durante il primo lockdown del 2020 i ricoveri per infarto si sono ridotti del 50% rispetto all’anno prima, perché i pazienti hanno avuto paura di recarsi in pronto soccorso. E nei mesi a seguire, dopo la breve tregua estiva, il lavoro a distanza, la DAD, la chiusura delle palestre, il maggior ricorso al comfort food e il maggior tempo passato in casa hanno fatto lievitare le ore di sedentarietà e peggiorare il controllo di una serie di fattori di rischio, dall’eccesso di peso, all’ipertensione, allo scarso controllo del diabete, all’aumento del colesterolo. Per non parlare del maggior consumo di alcol o della ripresa del fumo. È oggi insomma più che mai necessario ripartire dalla prevenzione e la SIPREC è pronta a fare la sua parte, con tante idee e strategie innovative”.

La prevenzione è infatti ancora in molti casi un’occasione persa, un
appuntamento mancato con la possibilità di vivere a lungo e in
buona salute. Per questo è necessario cambiare registro, trovare
nuovi strumenti, parole e occasioni per convincere gli ‘esitanti’ della prevenzione. E il congresso della Siprec, strutturato in tanti
momenti di confronto tra gli esperti delle varie discipline che
ruotano intorno alla prevenzione cardiovascolare, affronterà i temi
classici della prevenzione con una nuova vision, proponendo nuove
strategie, come la semplificazione degli schemi terapeutici garantita dalla polipillola, vero strumento multitasking per favorire l’aderenza al trattamento. Ma anche rivisitando in chiave moderna vecchi cavalli di battaglia, come l’aspirina, da affiancare ai nuovi strumenti
di prevenzione farmacologica, mutuati dal mondo del diabete, come
i GLP-1 analoghi e gli inibitori di SGLT-2, nati per le persone con
diabete ed estesi poi a platee molto più vaste.
Grande spazio sarà dedicato anche all’alimentazione con un focus
sui cibi ‘Robin Hood’ della salute e sui cibi ‘nemici’, in particolare su quelli nascosti nelle pieghe delle etichette alimentari. E infine dei suggerimenti molto concreti su come scardinare l’alibi numero uno
della prevenzione, la ‘mancanza di tempo’, andando ad intercettare
il popolo degli ‘indaffarati’ direttamente sul posto di lavoro. Un
benefit a tutto vantaggio della salute presente e futura, che alcune
aziende illuminate, prima tra tutte la Ferrari, offrono ormai da tanti anni ai propri dipendenti, attraverso un vero pit stop della
prevenzione, super-organizzato nei tempi di visite ed esami che,
come in uno di quegli incredibili cambi di gomme al box, coniuga
tempi strettissimi e massima efficienza. Un sistema vincente per
convincere anche i più scettici, i più busy, quelli che ‘io non ho
tempo’ e ‘tanto non mi ammalo’.

Le malattie cardiovascolari (infarto, ictus, vasculopatie) rappresentano la principale causa di morte nei Paesi occidentali,
compresa l’Italia, dove ogni anno provocano 240 mila decessi. Sono
almeno 7,5 milioni gli italiani interessati da queste malattie; ogni
anno nel nostro Paese si registrano 150 mila infarti e 600 mila
nuove diagnosi di scompenso cardiaco, che genera 1,5 milioni di
ricoveri, numero che lo pone al primo posto tra tutte le cause di
ospedalizzazione.
Gli esperti stimano che gli italiani dal cuore affaticato siano molti di più (fino a 3 milioni) di quanto indicato dalle cifre ufficiali, perché la maggior parte dei casi non viene diagnosticata. E lo scompenso cardiaco è una patologia molto impegnativa dal punto di vista sia della qualità che della quantità di vita; a 4-5 anni dalla diagnosi la mortalità arriva infatti al 50%. “Lo scompenso cardiaco –
sottolinea il professor Volpe – è il triste epilogo di una vita da
ipertesi o con il diabete non sotto controllo. Senza dimenticare una
patologica cronica come l’obesità sulla quale abbiamo gli strumenti
per intervenire in modo efficace e tempestivo. Bisogna agire prima
che sia troppo tardi e far capire ai 20 milioni di italiani affetti da
diabete, ipertensione e spesso da entrambi queste condizioni che
fare prevenzione vale davvero la pena”.