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La Corte Costituzionale ha giudicato inammissibile il quesito referendario. L’Associazione Luca Coscioni, promotrice del referendum, aveva raccolto un milione e 200 mila firme. Marco Cappato: «Brutta notizia per la democrazia» ha detto ieri.

Secondo la Consulta, però, che ha ritenuto inammissibile il quesito referendario, con l’abrogazione, ancorché parziale, della norma sull’omicidio del consenziente, cui il quesito mirava, non sarebbe stata preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare per quanto riguarderebbe le persone più deboli e vulnerabili.

Il quesito del referendum prevedeva l’abrogazione parziale dell’articolo 579 del codice penale (quello che disciplina il reato di omicidio del consenziente) cosa che avrebbe comportato l’introduzione dell’eutanasia legale.

Per Marco Cappato, dell’associazione Luca Coscioni, la decisione della Corte è «una brutta notizia» per «coloro che subiscono e dovranno subire ancora più a lungo» e «per la democrazia». Si dice pronto a dare battaglia. «Proseguiremo con altri strumenti. Come con Piergiorgio Welby e Dj Fabo. Andremo avanti con la disobbedienza civile, faremo ricorsi», aggiunge Cappato ancora, che poi chiosa: «Eutanasia legale contro eutanasia clandestina».

Soddisfazione anche da Jacopo Coghe, presidente del Comitato «No all’Eutanasia Legale», che tutto il giorno è stato incollato al telefono per attendere la sentenza. «È stata sventata una deriva mortifera – dice – ma incombono ancora spinte eutanasiche che ora il Parlamento è chiamato a scongiurare. La Corte ha indicato un livello minimo di tutela della vita umana fragile inviolabile e noi riteniamo che il progetto sul suicidio assistito violi quel livello minimo, andando oltre quanto la stessa Consulta ha deciso nel caso Cappato».

«Grande soddisfazione per la dichiarazione d’inammissibilità del referendum sull’omicidio del consenziente – scrive su Twitter l’Associazione Family Day – Difendiamo i nostri Figli – siamo lieti che le parole del Papa contro la cultura dello scarto e a favore delle persone più fragili siano state accolte. È un momento di civiltà per il nostro popolo». Delusione arriva invece dai Radicali, promotori del referendum. «Attendiamo di vedere le motivazioni dell’inammissibilità – dichiara al Giornale Giulia Crivellini, Tesoriera Radicali italiani -. Ovviamente la delusione sul momento è enorme ed è quella di 1 milioni e 200 mila persone che non solo hanno sottoscritto la richiesta di un referendum, ma che si sono impegnate e mobilitate in tutta Italia per chiedere il referendum di un diritto che in Italia ancora manca. È stato un tentativo di far fare all’Italia un passo in avanti dopo le conquiste passate attraverso i tribunali di Cappato e di Welby. Tentativo al momento fermato dalla Consulta che sembra essere andata oltre l’intenzione dei promotori del quesito, che invece erano quelle di tutelare la libertà di scelta di centinaia di malati»

ph crediti eutanasiavaticannews