Paesi baltici, Polonia, e Romania, hanno chiesto l’attivazione dell’articolo 4 della Nato. Su Twitter, la premier estone Kaja Kallas ha scritto che il suo Paese “ha deciso di attivare le consultazioni in base all’articolo 4 del trattato, in cooperazione con altri alleati, fra cui Lettonia, Lituania e Polonia”. Per il capo del governo di Tallinn, la guerra è “una minaccia a tutto il mondo libero”. Dello stesso avviso il ministro degli Esteri romeno, Bogdan Aurescu, che sempre attraverso i suoi profili social ha annunciato di aver invitato la missione romena presso la Nato a “cercare, insieme ad altri alleati, l’attivazione dell’articolo 4 del Trattato di Washington”. ll presidente rumeno Klaus Iohannis ha convocato il Consiglio supremo della difesa nazionale.
L’articolo 4 Nato prevede che “le parti si consulteranno ogni volta che, nell’opinione di una di esse, l’integrità territoriale, l’indipendenza politica o la sicurezza di una delle parti fosse minacciata”. In questo caso, giova ribadirlo, è stato attaccato un Paese che non fa parte dell’Alleanza Atlantica. Dunque non possono scattare misure belliche come nell’eventualità di una aggressione nei confronti di uno Stato membro. La richiesta di attivazione dell’articolo 4, ovvero la richiesta di consultazioni urgenti per una minaccia, è però un passaggio importante perché formalizza per la prima volta il rischio che il conflitto possa incidere sulla sicurezza dei Paesi membri, confinanti, soprattutto.
In questo senso, è chiaro che la Romania, ma soprattutto il fronte del Baltico, le aree più interessate dal fuoco sovietico.
Dalle capitali orientali viene chiesto un maggiore rafforzamento dell’apparato militare dell’Alleanza Atlantica, anche su fronte del mar Baltico. Mentre Bucarest è spaventata di una possibile avanzata dal Mar Nero e al confine settentrionale.
E poi si teme anche un enorme esodo della popolazione. Un rischio che da tempo è considerato molto elevato e che potrebbe diventare una triste realtà nelle prossime ore.
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