Pubblicato sulla rivista scientifica Environmental Pollution, lo studio in questione è stato condotto da esperti del Barcelona Institute for Global Health (ISGlobal), che hanno stimato la riduzione dei livelli di attività fisica dovuta alle restrizioni, la riduzione del numero di visite a spazi verdi cittadini, la riduzione di inquinamento atmosferico e acustico legate al lockdown. Gli esperti hanno poi anche stimato gli effetti di queste riduzioni in termini di rischio di infarto e ictus, depressione e ansia.
E così è emerso che la riduzione dell’ossido di azoto è stata del 50% (concentrazione atmosferica dell’inquinante dimezzata) in media a Barcellona, la riduzione dell’inquinamento acustico è stata pari a 5 decibel (dB A) e la riduzione dell’attività fisica è stata addirittura del 95%. A Vienna, nello stesso periodo, la riduzione dell’ossido di azoto è stata del 22%, dell’inquinamento acustico è stata di un dB(A), la riduzione dell’attività fisica del 76%. Infine a Stoccolma i livelli di smog sono calati appena del 9%, l’inquinamento acustico di 2 dB(A), l’attività fisica del 42%.
Gli esperti hanno stimato che se le misure messe in atto nei tre paesi fossero perdurate per un anno, a causa della conseguente riduzione dell’attività fisica, esse si sarebbero tradotte in un aumento del 10% dei casi di ictus e infarto, un aumento dell’8% e del 12% delle diagnosi di depressione e ansia rispettivamente. A Vienna il perdurare per un anno delle misure anticovid avrebbe poi comportato anche un aumento del 5% dei casi di infarto e ictus, e del 4% e 7% delle diagnosi di depressione e ansia.
Infine a Stoccolma, a causa delle restrizioni imposte dalle autorità, si è registrato anche una riduzione dell’attività fisica, con un aumento del 3% dei casi di infarto e ictus, del 2% delle diagnosi di depressione e del 3% dei casi di ansia.
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