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Alberto Orlandi, compagno di Luana D’Orazio, la 22enne rimasta uccisa il 3 maggio del 2021 mentre lavorava in una ditta tessile di Montemurlo (Prato), ha pubblicato un videomessaggio su Facebook nel quale lancia una campagna social per l’imminente compleanno della sua fidanzata (il 30 giugno) perché non ci si dimentichi di lei, e di tutti coloro che hanno già perso la vita sul lavoro, e continuano a perderla ogni giorno anche nel 2023 (2/3 al giorno). La campagna social di Orlandi consiste nel postare il 30 giugno una foto qualsiasi di Luana usando l’hastag #tusorridisorridisempre.

A corredo del videomessaggio, Orlandi scrive: “Salve a tutti. Come molti di voi sanno sono il compagno di Luana D’Orazio, la ragazza che il 3 maggio ha perso la vita sul posto di lavoro, in una ditta tessile a Montemurlo, in provincia di Prato. Per fare un riassunto veloce, Luana è stata completamente stritolata, distrutta da un macchinario, il quale, da quanto è venuto fuori dalle perizie, era completamente manomesso per poter produrre di più. Gli indagati per questo fatto sono tre, la titolare, il marito, dichiarato titolare di fatto, e il manutentore. Ai primi detti è già stata data una condanna di 2 anni a una e un anno e mezzo all’altro, con sospensione di giudizio, quindi praticamente niente. Alla ditta una multa di 10.300 euro. Mentre per il manutentore è in corso il processo”.

“Dico questo per far capire come va veramente l’Italia oggi, un Paese che si basa sul lavoro. Sappiamo bene che le condizioni di lavoro non sono per niente sicure, per fortuna non ovunque, ma nella maggior parte dei casi si lavora senza sicurezza, proprio per poter produrre di più”, sottolinea poi, il fidanzato di Luana D’Orazio.

“Il prossimo 30 giugno, Luana avrebbe compiuto 25 anni, anzi compirà 25 anni, perché lei vive ancora e ci dà la forza per andare avanti. Il suo primo compleanno senza di lei abbiamo deciso di portare avanti un hashtag, #tusorridisorridisempre, e quest’anno ho deciso di riproporre la stessa cosa. Il problema fondamentale non sono le aziende che lavorano senza sicurezze, bensì lo Stato, che permette tutto ciò e non dà modo che ci sia una giustizia, perché conviene più far morire un dipendente che far chiudere un’azienda. I numeri parlano chiaro, nel 2021 ci sono stati 1.404 morti sul posto di lavoro, se tutte queste morti avessero avuto una giustizia vera, 1.404 aziende per forza di cose sarebbero chiuse, e invece niente, andiamo avanti come se nulla fosse successo. Questo perché almeno l’azienda può continuare a pagare le sue tasse, i dipendenti rimasti continuano a pagare i contributi, e chi muore ormai è morto, qualcuno pagherà un risarcimento”. “Penso sia arrivata l’ora di dire basta a tutto ciò, chi sbaglia deve pagare. A chiunque sia disposto ad aiutarmi chiedo di perdere pochissimi secondi per condividere questo video, e il 30 giugno, fare una storia, prendendo una foto qualsiasi di Luana dal suo profilo, usando l’hashtag #tusorridisorridisempre, e taggando anche me, così ho la possibilità di poter ricondividere e poter ringraziare ognuno di voi. È una battaglia molto difficile da portare avanti, ma insieme ce la possiamo fare”, ha concluso poi.