Il gioiellere Giovanni Veronesi, fu colpito 42 volte con un cacciavite e morì, nel corso di una violentissima rapina avvenuta nella via centrale, dell’Orso a Milano. Ora suo figlio, a distanza di 10 anni dall’omicidio del padre e in assenza di risarcimento dell’imputato, Ivan Gallo, condannato all’ergastolo e poi a 30 anni di reclusione, ha ottenuto, dal giudice civile di Roma, che lo Stato italiano, in particolare la Presidenza del Consiglio, 50 mila euro come indennizzo alle vittime di reati violenti.
Un cifra ritenuta “irrisoria” dai legali della famiglia che lo assistono, Claudio Deflippi e Gianna Sammicheli.
L’uomo che uccise il gioielliere, Ivan Gallo, era un tecnico che era stato da poco licenziato dall’azienda che si occupava anche dell’impianto di videosorveglianza della gioielleria di Veronesi, nel quartiere Brera, e fu fermato dai carabinieri in Spagna dopo una lunga fuga durata cinque giorni.
Per il giudice che lo condannò all’ergastolo in primo grado, ”prima di essere catturato dalle Forze dell’ordine”, l’uomo passò “le serate piacevolmente assumendo sostanze stupefacenti e dedicandosi ad attivita’ ludiche”, addirittura facendo ”progetti per il suo futuro”.
Gallo si era “mostrato totalmente insensibile all’orrendo omicidio commesso”, dimostrando “assoluta indifferenza rispetto ai gravi delitti commessi”. Il movente era la rapina “con il desiderio di racimolare il denaro necessario a recarsi in Spagna in visita alla figlia”. Arrivato a Marbella, però, non si era “dedicato solo alla figlia – aveva scritto il giudice nelle motivazioni -. Un suo amico che vive lì ha riferito anche che un comune amico che la sera in cui era arrivato era stato visto al porto ‘tutto fatto’ e mentre ‘giocava a freccette con un altro tossico”.
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