Una testa di capretto insanguinata e infilzata con un coltello da macellaio, accompagnata da un biglietto in cui c’è scritto “Così”. E’ il macabro ritrovamento che è stato fatto davanti alla porta di casa del magistrato che vive sotto scorta da diversi mesi dopo alcune lettere minatorie ricevute. La testa dell’animale sarebbe stata ritrovata la notte tra giovedì e venerdì dallo stesso magistrato che poi ha avvisato le forze dell’ordine. Sull’accaduto indaga la squadra mobile della zona.
Alla polizia il giudice Romano ha poi spiegato come è avvenuto il ritrovamento. Nella notte pensava di aver sentito diversi gatti litigare davanti alla sua abitazione e per questo è andata a controllare. Quando però ha aperto la porta, si è ritrovata davanti il “messaggio” intimidatorio e ha subito chiamato le forze dell’ordine.
Alla polizia il giudice Romano ha poi spiegato come è avvenuto il ritrovamento della testa dell’animale morto. Nella notte pensava di aver sentito diversi gatti litigare davanti alla sua abitazione e per questo è andata a verificare. Quando però ha aperto la porta, si è ritrovata davanti il “messaggio” intimidatorio e ha subito chiamato le forze di Polizia.
Mentre sempre lo stesso magistrato, il 23 novembre scorso, aveva ricevuto una lettera con minacce di morte scritta con il sangue. Le intimidazioni che il giudice Romano aveva subito e ha subito anche oggi, sarebbero legate alle indagini che hanno portato alla cattura, con un’operazione antimafia, il 17 luglio scorso, di 22 persone del clan Lamendola-Cantanna ritenuto organico alla Scu. Insieme al giudice Romano è finita sotto scorta per le stesse minacce ricevute anche la titolare dell’inchiesta, la pm Carmen Ruggiero.