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Sarebbero oltre 833 mila i lavoratori domestici che sono presenti nel nostro Paese. In calo rispetto all’anno 2022, soprattutto per quanto concerne i contribuenti, colf e badanti. È la fotografia scattata dal report 2024 da parte dell’Osservatorio dell’Inps, presentato ieri 20 giugno 2024 durante il convegno “Evoluzione del lavoro domestico in Italia: analisi e prospettive a 50 anni dal primo contratto collettivo nazionale”.

Il decremento rispetto al 2022 è pari a -7,6% (-68.327 lavoratori), analogo a quello registrato nel 2022 rispetto ai dati 2021 (-7,3%), dopo gli incrementi registrati nel biennio 2020-2021. Questi dovuti a una spontanea regolarizzazione di rapporti di lavoro per consentire ai lavoratori domestici di recarsi al lavoro durante il periodo di lockdown e all’entrata in vigore del decreto Rilancio che, da giugno 2020, ha regolamentato l’emersione agevolata di rapporti di lavoro irregolari che ha riguardato soprattutto lavoratori stranieri e in particolare extracomunitari.

La colpa è soprattutto del lavoro nero, spiega il presidente nazionale di Nuova Collaborazione (Nc), Alfredo Savia, a margine della presentazione dei dati Inps: “In questo settore c’è molto lavoro nero, stimato intorno al 50 – 60% del totale. Questo è un grande problema che va risolto attraverso dei provvedimenti strutturali, i decisori pubblici devono intervenire, altrimenti quei dati sulla grande occupazione in questo settore dati dal governo si rivelerebbero in controtendenza”.

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