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Nella mattinata del 22 marzo scorso, ad Abano Terme (PD), i Carabinieri della Sez. di Polizia Giudiziaria della Procura della Repubblica di Padova e quelli del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo hanno dato mandato ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip del Tribunale di Padova, nei confronti di un cittadino italiano di 42 anni del luogo, presunto responsabile, in ipotesi accusatoria, dell’omicidio aggravato della ex moglie, perpetrato nella città termale il 2 agosto dello scorso anno.

Le indagini, condotte sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Padova, hanno permesso di raccogliere concreti e decisivi elementi a supporto della tesi accusatoria.

Alle prime ore del giorno l’uomo aveva allertato il soccorso sanitario segnalando che la ex coniuge, con la quale era ancora convivente, era chiusa nel bagno e non rispondeva. Il personale del 118, che nel frattempo aveva allertato anche la Centrale Operativa dei Carabinieri, era arrivato in loco congiuntamente ai militari; era stato necessario sfondare la porta del bagno, chiusa dall’interno con un chiavistello, e una volta entrati, i soccorritori trovare il corpo senza vita della donna, una 39enne di origini moldave, rannicchiata nel box doccia ormai esanime, con una cintura stretta al collo. Inizialmente il decesso era sembrato il frutto di un insano gesto posto in essere anche in conseguenza
del periodo difficile che la donna stava attraversando a causa della fine della loro relazione coniugale dalla quale erano nate due bambine ancora in tenera età; in tal senso andavano le dichiarazioni dell’ex coniuge. Le informazioni raccolte fra familiari e conoscenti della 39enne, che non riuscivano a spiegarsi il perché di un tale, terribile gesto, hanno portato però gli inquirenti ad approfondire la questione, e pertanto continuare con le indagini, venendo a conoscenza di un quadro di tensioni familiari. La svolta decisiva è arrivata solo a seguito delle analisi tecniche condotte sul telefino della vittima che, nel corso del sopralluogo, era stato sottoposto a sequestro.

Nella notte fra il 1 e 2 agosto la donna aveva tenuto acceso il registratore del suo cellulare captando tutte le fasi del suo omicidio e della conseguente messinscena del suicidio da parte dell’ex marito che, dopo una furiosa lite originata dalla sua gelosia, aveva approfittato del fatto che la donna si fosse assopita a letto e, sorprendendola nel sonno, l’aveva strangolata con una cintura per poi trascinarne il corpo nel bagno e
inscenare il suicidio.

Accertamenti successivi nell’abitazione hanno poi permesso di scoprire che, con la necessaria perizia, era possibile rimuovere e riposizionare il pannello centrale della porta del bagno, circostanza che avrebbe quindi potuto consentire di uscire dal locale nonostante la porta fosse chiusa dall’interno.

In esecuzione del provvedimento cautelare, il presunto responsabile del reato, aggravato dalle circostanze di minorata difesa della vittima e dalla relazione coniugale, anche se cessata, è stato tratto in arresto e associato alla Casa Circondariale di Padova, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

A conclusione delle indagini preliminari, nel mese di luglio, la Procura della Repubblica ha richiesto il rinvio a giudizio dell’indagato, tuttora ristretto; il 17 settembre presso il tribunale di Padova si aprirà l’udienza preliminare.

ph credit pixabay