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Tra il 5 e il 16 settembre suonerà la campanella per il nuovo anno scolastico, e tra le novità di quest’anno, sono almeno otto i cambiamenti principali e i cinque che prenderanno avvio prossimamente,   come annunciato dal ministro Valvitara, in più occasioni.

Educazione civica, che avrà al centro dello studio anche il concetto di patria. 

Poi il Capolavoro, una “carta in più per la maturità 2025”. I maturandi avranno, l’opportunità di poter presentare all’esame un prodotto che considerino la loro opera migliore, se lo vorranno.

L’altra novità riguarderà invece il divieto dell’utilizzo dello smartphone in classe – anche per scopi didattici – per 4 milioni e mezzo di alunni del primo ciclo dalla scuola dell’infanzia fino alla terza media.

Nell’elenco non manca poi la partenza del “4+2“, la riforma degli istituti tecnici e professionali in collegamento con gli ITS “che punta a porre rimedio al ‘mismatch’ tra domanda e offerta di lavoro”.

E ancora…  la formazione incentivata degli insegnanti: “30 ore di formazione retribuita per i docenti che svolgono funzioni di supporto e di coordinamento”.

Quest’anno – come fa notare la testata Tuttoscuola – entrerà in vigore anche la riforma del Ministero dell’Istruzione: “con una girandola di direttori generali” e “nuovi Usr”. Sarà operativo, infine, il nuovo Cspi (Consiglio superiore della pubblica istruzione) che ha rinnovato i suoi componenti.

Tra le altre riforme messe in cantiera per cui bisognerà aspettare il prossimo anno scolastico compaiono: “il voto di condotta (con la relativa bocciatura se sotto il 6), i giudizi sintetici nella primaria e le lezioni extra di italiano per gli alunni stranieri neo arrivati o comunque con scarse competenze linguistiche di base in italiano”. Tuttoscuola stima che il potenziamento nella nostra lingua riguarderà “non più di 10 mila nel primo ciclo, pari al 6% degli alunni stranieri nati all’estero e al 2% del mezzo milione di alunni stranieri del primo ciclo”.

Infine c’è un’altra riforma che riguarderà la “commissione per revisionare le ‘Indicazioni nazionali’, ossia i documenti che fissano gli obiettivi di apprendimento per gli studenti”. Dei lavori per ora si sa poco, evidenzia Tuttoscuola, “ma le conseguenze potrebbero essere rilevanti”.

 

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