Partirà un processo per l’omicidio di Nada Cella, la giovane segretaria uccisa nel 1996 nello studio dove lavorava, a Chiavari (Genova). Lo hanno deciso i giudici della Corte di Appello di Genova, accogliendo il ricorso della Procura contro il proscioglimento di Anna Lucia Cecere, l’ex insegnante accusata di essere l’assassina, dal commercialista Marco Soracco, nel cui studio lavorava Nada, e dall’anziana madre Marisa Bacchioni. Gli ultimi due sono accusati di favoreggiamento. Andranno tutti e tre a processo.
Per la Procura Cecere (difesa dagli avvocati Giovanni Roffo e Gabriella Martini) avrebbe ucciso Cella perché voleva prendere il suo posto a lavoro e nel cuore di Soracco. La decisione potrà anche essere impugnata.
Le indagini erano state riaperte nel 2021 dopo 15 anni di buio, grazie al lavoro della criminologa Antonella Delfino Pesce che, rileggendo gli atti, collegò il bottone ritrovato sulla scena del delitto proprio alla Cecere, e dell’avvocata Franzone. La loro ricostruzione convinse la Procura che c’erano elementi per tornare sul caso. La donna sarebbe stata vista uscire proprio dal palazzo quella mattina, sullo stesso motorino, ritrovato a distanza di tantissimi anni nel box della propria abitazione ricoperto da macchie di sangue.
Il delitto e il presunto movente
Nada Cella fu uccisa il 6 maggio del 1996. La ragazza, classe 1971, lavorava nello studio di Marco Soracco da 5 anni. Fu proprio Soracco ad avvisare i soccorsi quella mattina: disse di aver pensato a una caduta accidentale. Il corpo della segretaria era in un lago di sangue. Secondo la tesi dell’accusa, l’ex insegnante Cecere, ora 59 anni, avrebbe ucciso Cella perché voleva prendere il suo posto a lavoro e nel cuore di Soracco, il quale in passato aveva corteggiato la sua dipendente, peraltro non ricambiato. Tant’è che lei voleva anche cambiare ufficio per il clima insostenibile che si era venuto a creare.
Lui e la madre avrebbero coperto il delitto. Pulendo il luogo del crimine, da non far sembrare un omicidio.
Tutti e tre si sono sempre dichiarati innocenti.
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